Economia

Tursi in debito con le imprese: “Pagheremo con le dismissioni, ma il problema è il patto di stabilità”

ponteggi comune di genova

Genova. L’edilizia è in una situazione drammatica: a battere il settore non è solo la crisi economica, ma anche l’ormai annoso problema dei crediti non pagati, soprattutto dalle pubbliche amministrazioni. Sono dodici i milioni di euro che il Comune di Genova deve ancora onorare, da qui l’incontro urgente di oggi a Tursi chiesto a gran voce dalle imprese strozzate.

“Siamo stati costretti a chiedere questo incontro – ha spiegato al termine del vertice Maurizio Senzioni, presidente Ance Assedil – perché la situazione del settore è drammatica e il ritardo dei pagamenti sta mettendo in crisi la maggioranza delle nostre imprese”. Il rischio, non troppo remoto è “di chiusura imminente, con perdita di posti di lavoro e di qualità, perché – ricorda Senzioni – molte di loro sono storiche”.

L’incontro con l’assessore al Bilancio Franco Miceli è stato richiesto per cercare soluzioni che servissero nel breve periodo ad alleviare il problema delle imprese “pur capendo le difficoltà legate al patto di stabilità”. Tra le proposte di Ance Assidil: ridurre il tasso di interesse sugli anticipi di fatture e la possibilità del Comune di alleviare l’incremento di spesa per le imprese. “L’assessore si è detto disponibile, cui auguriamo che il Comune, tramite alienazione, possa far fronte ai pagamenti in maniera rapida”, ha concluso Senzioni.

Su un campione di 40 imprese, Tursi ha un debito di 12 milioni di euro, anche se il mancato pagamento dei crediti non è appannaggio solo del Comune – che rimane comunque il maggiore appaltante – ma di tutte le stazioni.

“Siamo doppiamente consapevoli – ha detto Miceli – sia dell’enorme difficoltà che avvertono le imprese, sia quanto il rispetto dei vincoli del patto di stabilità possa creare conseguenze drammatiche, soprattutto sul tessuto delle piccole e medie imprese che hanno nel Comune la principale stazione appaltante”.

E come ogni anno il problema del patto di stabilità si ripresenta, quest’anno acuito inoltre dal raddoppio del saldo obiettivo (55 milioni di euro al posto di 27 milioni nel 2011). “Fin’ora abbiamo pagato 500 milioni di nostri debiti – ha spiegato l’assessore – e al momento sono in sofferenza circa 12-13 milioni”. Si tratta di pagamenti in conto capitale, ma parte di questi, come prevede il bilancio, dovrebbero essere finanziati con vendite immobiliari le cui gare però sono ancora in corso.

“Quando l’esito sarà positivo vedremo di saldare anche questi 12 milioni al più presto. Il problema però rimane – ha aggiunto Miceli – quest’anno il rispetto del patto sarà particolarmente complicato e difficoltoso, non escludo che situazioni di questo genere possano ricapitare”.

Nel frattempo Tursi fa i conti con le richieste e le proposte della categoria. “Alcune cercheremo di porle subito in linea, tornando a convenzioni con gli sistituti di credito e cercando di ottenere condizioni più favorevoli per loro in termini di costo dell’operazione, con la cessione dei crediti pro soluto”, ha detto ancora Miceli.

L’ultimo decreto governativo prevede, inoltre, per chi si trova ad avere debiti erariali già previsti nelle cartelle esattoriali, di compensare con i crediti nei confronti dei Comuni. “Una procedura che sarà posta in linea a breve e che sarà anche possibile avviare in via informatizzata senza ricorrere all’atto notarile”. Tursi confida poi nel patto di stabilità regionalizzato “sperando che la Regione possa concedere spazio per i pagamenti”. La situazione, in ogni caso, rimane complessa “ma abbiamo la massima attenzione”, ha assicurato l’assessore.

Sullo sfondo una direttiva europea che prevede che i pagamenti delle Pa avvengano entro 90 giorni. “Prima dell’inasprimento del patto di stabilità eravamo tra gli enti che pagavano più tempestivamente ancora più dei privati – ha detto ancora Miceli – ma aldilà delle direttive resta il fatto che sforare il patto ha conseguenze gravissime. E’ dunque in ballo un doppio interesse: rispettare il patto per parte nostra, e per gli interlocutori veder pagati i loro crediti”.

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