Dal 1° gennaio 2014 dieci Province diventeranno Città metropolitane e in vista di quel momento chiedono al Governo di modificare il decreto sulla Spending Review che le istituisce come enti locali di secondo grado, ovvero senza elezioni.
Riunite a Bologna dall’Upi, apprezzano il decreto in molte parti ma chiedono il suffragio universale, per l’elezione sia del sindaco metropolitano che del Consiglio del nuovo ente. L’elezione diretta del sindaco metropolitano – hanno spiegato più di altri il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, vice presidente dell’Upi e la presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, ‘padrona di casa’ – è una delle tre opzioni previste dal decreto, insieme a quella che diventi sindaco metropolitano uno dei sindaci ‘nominati’ ora nel Consiglio dal decreto oppure che la carica venga assunta dal sindaco del comune capoluogo.
Quest’ultima opzione è esplicitamente avversata da tutte le dieci Province (anche Milano, Roma, Napoli, Firenze, Bari, Genova, Venezia e Reggio Calabria), che obiettano come il sindaco del capoluogo sia espressione solo di una parte del territorio metropolitano e come spesso rappresenti interessi in forte conflitto con quelli di altri comuni del territorio. “Serve terzietà – ribadisce Saitta – e c’é un problema di lesione della democrazia. Molti di noi non sono disposti a fare i commissari liquidatori di un ente che finirebbe governato dalle segreterie dei partiti”, pronte a indicare i sindaci da nominare nei Consigli metropolitani.