Cronaca

Sciopero degli ombrelloni, partito il conto alla rovescia, Sib: “Adesione massiccia”

spiaggia - stabilimenti balneari

“Ho segnali che mi arrivano da tutto il territorio sulla consapevolezza della necessità di andare in modo massiccio ad attuare questa forma di protesta. Si tratta delle sopravvivenza delle nostre aziende e delle nostre stesse famiglie”.

E’ determinato Riccardo Borgo, presidente del Sib (Sindacato italiano balneari), aderente a Confcommercio, che rappresenta 10mila aziende del settore, e che ha proclamato per il 3 agosto la ritardata apertura degli ombrelloni, dalle 9 alle 11, per dire no alle ‘aste’ sulle concessioni demaniali sulle spiagge, previste da una normativa comunitaria a partire dal 2016. Noi protestiamo, ribadisce

Borgo in un’intervista a Labitalia, contro “l’interpretazione di una norma europea che dovrebbe portarci dal 1° gennaio 2016 a mettere le nostre concessioni demaniali a gara di evidenza pubblica e questo vorrebbe dire, in pratica, mettere a gara le nostre aziende, le nostre famiglie, i nostri lavoratori”. Un settore dai numeri importanti, visto che conta circa 30mila imprese, con decine di migliaia di lavoratori impiegati. “Vogliamo dare quindi un segnale, tutti insieme, al governo -continua Borgo- perchè metta in atto dei provvedimenti che salvaguardino le nostre aziende e le nostre famiglie, mantenendo gli impegni presi a febbraio nell’incontro con le associazioni di categoria e con le Regioni”.

Certo, gli inconvenienti per i clienti ‘mattutini’ delle nostre spiagge il 3 agosto non mancheranno, ma “sono certo -spiega Borgo- che i clienti capiranno e già in questi giorni hanno dimostrato ampia disponibilità”. “D’altronde -precisa- le nostre imprese sono a carattere familiare, sono sul mercato da decine e decine di anni, e questo ha portato a che si creasse un rapporto con il cliente”.

La richiesta degli operatori al governo è comunque chiara: “Il governo ci aveva assicurato -sottolinea- che avrebbe avviato un confronto con la Commissione europea, che ci sarebbe stata una riflessione, che a quanto ne sappiamo non è stata fatta. A febbraio 2012, si è riunito il tavolo tecnico che doveva trovare soluzione a questo problema. Il tavolo non è stato più riconvocato, nonostante le richieste di Regioni, Province e Comuni. Il governo -conclude- deve capire che continuare su questa strada non conviene a nessuno”.

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