Cronaca

Centrale del Latte di Genova, i lavoratori: “Se la politica ha un senso per una volta deve farcela”

centrale del latte

Genova. Il braccio di ferro per evitare la chiusura della Centrale del Latte di Fegino vedrà domani confrontarsi nella sede istituzionale della Regione, da una parte la città interamente schierata a difesa del suo presidio storico e produttivo, dall’altra la multinazionale Lactalis che ne detiene, al momento, muri e impianti.

Ma se la volontà nei confronti dello stabilimento genovese, contenuta nel piano industriale presentato ancora la scorsa settimana, rimane comunque improntata alla chiusura, non va dimenticato che la multinazionale non intenderebbe allo stesso modo privarsi delle attività produttive e quindi renderebbe impossibile un subentro su Genova di un’attività concorrente.

Questo il nodo su cui si tesseranno i fili di una trattativa complessa che vede in bilico 63 dipendenti diretti e circa 150 indiretti tra produttori, cooperative di raccolta latte e appalti. Lo scenario è molteplice: Lactalis non è disposta a vendere alla concorrenza, ma il Comune di Genova ha detto chiaramente che non intende cambiare la destinazione d’uso dell’area mandando un preciso messaggio alla multinazionale. “Non si illuda di farci appartamenti e supermercati”, ha ribadito l’assessore Oddone durante l’ultima manifestazione davanti ai cancelli della centrale in sciopero. Una fermezza, quella sul punto di vista urbanistico che secondo il collega regionale Vesco “dovrebbe portare a un ripensamento”.

D’altra parte ha ricordato lo stesso Vesco ha ricordato che Lactalis non voleva ulteriori incontri e poi invece è tornata – in parte – sui suoi passi e domani incontrerà le istituzioni locali.

Intanto le mosse politiche non mancano. Negli ultimi giorni l’Udc ha avanzato la proposta di far produrre nella Centrale del Latte la crescenza della focaccia al formaggio di Recco così da restituire ossigeno allo stabilimento genovese. L’Idv invece ha rivelato l’interesse di due aziende del nord est, il cui ad incontrerà sindaco e assessore per illustrare la possibilità di un investimento per il proseguo delle attività a Fegino e la difesa occupazionale.

Sindacati e lavoratori, guardano però preoccupati allo sviluppo della vicenda. Con tutte le crisi aperte che ci sono in città, hanno ricordato i rappresentanti sindacali, perdere anche la Centrale, sarebbe gravissimo.

“Noi ci agitiamo – si legge nel gruppo Facebook Io sto con i lavoratori della Centrale del Latte – chiediamo l’aiuto di tutti, ma non solo per noi. Se i nostri politici non riescono a salvare una realtà così piccola ma così importante, così radicata nel territorio e nelle sue genti, che cosa può salvare la politica? A cosa serve la politica? Tutte le aziende liguri chiudono. Se la politica ha un senso per una volta deve farcela e noi siamo una straordinaria occasione. Un’azienda sana con pochi dipendenti e funzionale, alla quale tutti i genovesi si sentono affezionati e che di fatto è un pezzo della storia di Genova”.

La rabbia è ancora sulla pagina del social network: “Ci hanno sempre fatto concorrenza mangiandoci il mercato ligure imponendo dei prezzi alti al nostro latte e vendendo a meno altri tipi di latte. Nonostante tutto siamo in attivo e allora? Allora ci chiudono – scrivono i lavoratori –
Mandano a casa 63 dipendenti (che se vai a vedere non sono nemmeno tanti), ma oltre a questi ci sono le stalle liguri, che producono il latte solo per noi. Questa sarebbe la famosa “filiera del latte ligure” che chiuderebbe i battenti con noi perchè la centrale del latte di Genova è l’unica grande realtà che produce latte ligure. Importa poco se perdere le stalle significa perdere anche quelle persone che si prendono cura dell’entroterra”.

L’edificio della centrale è legato alla Sovraintendenza delle belle arti perchè è lì a produrre latte dal 1935, ricordano amaramente: “lo sapete che la centrale è riuscita ad alimentare i genovesi durante tutta la seconda guerra mondiale? Abbiamo anche una bellissima chiesetta in legno che hanno lasciato marcire”.

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