Genova. Trecentosessantacinque giorni dopo, o poco più, e sui muri di Genova tornano, immancabili, le scritte dei tifosi. Via la B, si torna in A, ma la sostanza rimane e l’euforia, in un attimo, diventa inciviltà, questa sì assolutamente bipartisan e dunque rossoblucerchiata.
L’anno scorso la mano era decisamente rossoblù: ancora celebri le frasi su tutti i muri della città, ”Scusa un dubbio… Per Gubbio?”, e le varie declinazioni della parola “Addio” dipinte a caratteri cubitali all’indomani della retrocessione degli odiati cugini in serie B.
Quest’anno, invece, è di nuovo festa, ma di segno opposto: genoani chiusi in casa a maledire il gol di Pozzi, e doriani riversati in strada tra clacson, spumante, petardi e festa in grande stile per il ritorno in A. Ma all’alba, quando in piazza rimangono solo i resti della festa, i muri dei genovesi raccontano anche un’altra nottata: la storia di chi proprio non riesce a trattenere vernice e spray e lascia scritto nero su bianco, a beneficio di tutti, anche se non richiesta, la sua euforia: “Doria ti amo”, “Samp es mi vida” si legge di qua e di là sul cemento e sul granito. Le colonne del porticato di via XX Settembre sospirano e, in vista di un altro infuocato campionato, aspettano di essere ripulite.