Sestri Levante. Avrebbe dovuto essere la serata celebrativa per Pro Recco pallanuoto e Spezia calcio, uniti dalla matrice comune dell’appartenenza alla famiglia Volpi. Si è tramutata in un trionfo all’unisono per Gabriele Volpi e per il figlio Matteo, che l’accompagnava, il quale fra le due discipline quest’anno ha vinto ben 10 titoli (3 con Ferla Pro Recco, 3 con Gmg Pro Recco, 3 con lo Spezia ed il torneo giovanile di Maribor, cui il presidente annette grandissima importanza).
Nello splendido scenario della baia di Sestri Levante non ci sono giocatori, ad eccezione di Gennaro e Andrea Fondelli. C’è invece tutto lo stato maggiore dirigenziale delle due società (allenatori compresi, Porzio, Tempestini e Serena), ed anche quello del VK Primorje Rijeka, costituito dal presidente, Predrag Sloboda, socio in affari di Gabriele Volpi, dal suo ex allenatore, oggi dirigente Zoran Roje, e dal presidente del Rijleka calcio, Damir Miskovic. C’è poi tutta la squadra giovanile che con il nome Pro Recco ha vinto il torneo giovanile di Maribor, una sorta di Jadranska Liga per giovani, come l’ha definita ‘Mamo’ Fondelli, che, uno per uno sono stati premiati con targa, consegnata dal neo sindaco di Rapallo, Giorgio Costa, per la strepitosa vittoria ottenuta dopo l’eliminazione di vere ‘scuole’ pallanuotistiche giovanili come la Mladost Zagabria, il Partizan Belgrado e lo Jug Dubrovnik, battuto in finalissima per 8-6.
“E’ questa la vittoria – ha affermato Gabriele Volpi, che per primo fra tutti ha ringraziato il main sponsor Luchino Ferla – che mi riempie di maggior orgoglio. Dicono che noi vinciamo perché abbiamo i soldi. A livello giovanile i soldi non contano. Abbiamo vinto in Europa perché semplicemente abbiamo i giovani più forti, nonostante la difficoltà di reperire spazi-acqua e la mancanza di una piscina di proprietà. Poter far competere una citta di 10.000 abitanti con realtà come Belgrado o Zagabria abitati da milioni di persone, è una sfida inebriante. E questo il prossimo anno si verificherà anche a livello di prima squadra in Champions League, dove siamo più che mai orientati a staccarci dalla coabitazione al primo posto per numero di trofei conquistati”.
La presenza di numerosi elementi politici (l’Assessore allo sport della Regione, Gabriele Cascino, il sindaco di Recco, Dario Capurro, l’assessore allo sport di La Spezia Patrizia Saccone, oltre a tanti altri elementi) ha portato inevitabilmente il discorso sulla costruenda piscina di Recco.
“Dobbiamo ringraziare un privato che si compra un’area, la costruisce a spese sue con una piscina ma non solo, con una cittadella dello sport, aperta ad ogni disciplina, che contribuisce a rendere Recco una città dello sport, per eccellenza, unico caso Italia, posto che già oggi con 10.000 abitanti vantiamo una Pro Recco maschile e femminile campioni d’Europa e d’Italia in pallanuoto, una società di Rugby in serie A, una realtà importantissima nel basket. Eppure, per la burocrazia senza fine che nel nostro Paese regna sovrana, anche noi politici ci troviamo le mani legate da leggi, leggine, lacciuoli, quando decidiamo di procedere. E’ l’ora che tutti coloro, politici compresi, che sono pronti a celebrare la Pro Recco nei giorni successivi alla conquista dell’ennesimo trofeo, si mettano la mano sulla coscienza per rendere esecutivo questo progetto per la realizzazione del quale lavoriamo da tempo immemorabile. Mi stupisco che il presidente non perda la pazienza…”
Dal punto di vista tecnico l’interesse dei giornalisti è stata catapultato sulla possibile formazione di una Superlega di pallanuoto, avulsa dalla Len. Incalzato dai giornalisti, Predrag Sloboda, minacciato di estromissione con la sua Croazia dalle competizioni europee e dalle Olimpiadi, se il CIO aderirà alla sanzione, ha spiegato serenamente, ma fermamente la sua posizione e quella di altri 13 club:
“La Len oggi chiede soldi e non dà nulla in cambio. Per organizzare la F4 di Euroleague ha chiesto 90.000 Euro e 300 alloggi, quando noi per organizzare la F4 di Jadranska ci siamo trovati benissimo con 130 stanze ed abbiamo speso infinitamente meno. Cercavamo una vetrina internazionale di grande prestigio per una manifestazione come la finale di Coppa dei Campioni che è l’occasione per far conoscere ed apprezzare la pallanuoto al mondo. Avevamo trovato Parigi o Malta, ed invece siamo finiti ad Oradea in Romania, dove neppure gli abitanti del luogo sapevano della presenza della manifestazione: il tutto deciso pochi giorni prima, con il risultato che abbiamo disputato questa fior di competizione in mezzo, sì e no, a trecento persone, molte delle quali parenti dei giocatori. Dalla mia Croazia non è arrivata la richiesta di un solo biglietto, c’era un centinaio di italiani, solo perché sono tifosi costanti, e un po’ di ungheresi perché Budapest si trova a pochi chilometri. Noi, società, ci lamentiamo e loro non ci vogliono riconoscere; dicono che i loro interlocutori sono solo le rispettive Federazioni. Abbiamo anche proposto di disputare la Champions League sotto l’ombrello della Len, ma con le nostre regole. Ma non vogliono ascoltarci, preferiscono il muro contro muro. Così la pallanuoto muore”.