Economia

Genova, pensioni e tassazione: sindacati uniti per migliorare le condizioni degli anziani

sindacato pensioni

Genova. Mai come in questo periodo, in cui la crisi si sta facendo sentite come una morsa, diventa importante ogni azione a sostegno degli anziani. Di questo si parlerà oggi presso il circolo dell’Autorità Portuale di Genova, dove si terranno i Comitati Direttivi Unitari dei pensionati di Cgil Cisl Uil della Liguria.

Durante l’incontro saranno affrontati i temi inerenti le condizioni di vita degli anziani e le urgenti questioni legate al sostegno dei redditi da pensione, con particolare riguardo ai temi della tassazione, nonché le prossime iniziative di protesta e mobilitazione.

La relazione introduttiva sarà affidata a Ezio Avanzino Segretario Generale Uilp Liguria. Per le confederazioni interverrà Renzo Miroglio Segretario Generale Cgil Liguria mentre le conclusioni saranno affidate al Segretario Generale Fnp Cisl Gigi Bonfanti.

Intanto, sempre rimanendo in tema di pensioni, Spi e Inca Cgil hanno data vita a una serie di azioni per cercare di contrastare l’effetto della manovra del governo sui cosiddetti redditi silenti. Le norme previdenziali approvate nel 2011, infatti, sono intervenute su una serie di diritti acquisiti negli anni, che le precedenti riforme avevano sempre salvaguardato. Un esempio è quello delle tante lavoratrici e/o casalinghe che, cessata l’attività lavorativa, negli anni hanno versato volontariamente i contributi previdenziali all’INPS per raggiungere il diritto alla pensione, diritto che si otteneva con 15 anni di contributi. Ora l’INPS chiede a questi cittadini 20 anni di contribuzione, anziché 15, obbligando chi può ad ulteriori ed onerosi versamenti pena la perdita del diritto e dei soldi a titolo lavoratori o e/o volontario versati sino ad oggi.

In sostanza chi si è ritirato dal lavoro con 15 anni di contributi accreditati entro la fine del ‘92, o addirittura li ha raggiunti versando contributi volontari, non potrà più andare in pensione e quei contributi saranno “persi” o meglio, non daranno diritto ad alcuna pensione (contributi silenti). L’unica possibilità è versare altri 5 anni di contributi volontari e attendere il compimento dell’età richiesta (ma sembra difficile visto che si tratta di donne che hanno da tempo cessato di lavorare e di persone avanti con l’età impossibilitate a riprendere una eventuale attività lavorativa).

Inoltre, anche per le persone che hanno 20 anni di anzianità contributiva, è stata innalzata in modo smisurato l’età per andare in pensione, a 66 anni per le lavoratrici dei settori pubblici e a 62 anni per quelle dei settori privati, che diventeranno 66 nel 2018.

Sono modifiche che avranno effetti drammatici sulle persone, in gran parte donne, che hanno cessato di lavorare nella convinzione di aver acquisito l’anzianità contributiva minima per accedere alla pensione di vecchiaia. Per la prima volta, dal 1992, sono stati aboliti diritti fin qui rispettati. Lo Spi Cgil ha sollecitato ad occuparsi di questo specifico problema i parlamentari di ogni schieramento e ha organizzato presso le proprie sedi la raccolta firme per il mantenimento del diritto ad andare in pensione di vecchiaia per chi ha raggiunto i requisiti minimi di contribuzione.

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