Genova. Il pagamento dell’Imu rimane così com’è, con l’acconto da versare entro il 18 giugno e il saldo a dicembre. Il veto su un possibile rinvio della prima rata è stato messo stamani dal sottosegretario Grilli e confermato poi oggi dal collega Gianfranco Polillo, a Genova per la tavola rotonda su liberalizzazioni e sviluppo economico organizzato da Legacoop.
“E’ vero c’è qualche difficoltà nell’accavallarsi del pagamento di più imposte – ha detto il sottosegretario all’Economia – le osservazioni sono legittime ma abbiamo un problema di tenuta di conti che prevale. Sul rinvio non c’è nessuna decisione a riguardo e non so se ci sarà mai”.
La necessità del governo ora è “far quadrare le cifre”, in particolare quella dei conti pubblici che spingono ad accentuare “l’esigenza di rigore”.
“La congiuntura si è dimostrata peggiore rispetto alle previsioni – ha ricordato Polillo – e il calo che ha un riflesso diretto sull’andamento delle entrate, ci pone limiti stringenti per l’erogazione di eventuali risorse”.
L’orizzonte della ripresa, proiettata a metà di quest’anno, si allontana ancora. “Ci auguriamo arrivi a fine anno”, ha detto il sottosegretario ricordando che “però non è un problema che riguarda solo noi”.
Prettamente italiano, e con radici profonde è invece lo status dell’economia nazionale in forte crisi. Sono ormai in molti a vedere nella politica del rigore, attuata dal governo tecnico, un’azione controproducente per le casse dello stato che, con la chiusura delle aziende, di fatto va a incassare meno contributi. “E’ un po’ un cane che si morde la coda – ha ammesso Polillo – dopo il rigore, stiamo cercando di avere quel minimo per aiutare la ripresa. Ma, – ha ammonito – per quanti sforzi facciamo, i problemi dell’economia italiana restano più profondi, di carattere strutturale”. Quindi “serve l’impegno di tutti, governo imprenditori e lavoratori, perché è finita una lunga fase, bisogna pensare al futuro e rimettere a posto i fondamentali”.
Come? A ripresa in corsa “va fatto un primo intervento di riduzione delle tasse per i settori produttivi, cioè lavoratori e imprenditori”. Ora, invece, per rilanciare i consumi stagnanti, “bisogna accentuare il profilo delle esportazioni, così avremmo una minore esposizione verso l’estero e quindi risorse da investire all’interno. Noi abbiamo una forte capacità di export, un sistema che ha una velocità di crescita tre volte superiore alla media nazioanle”.