Economia

Bilancio in Aula Rossa, tagli a investimenti e lavori pubblici, Miceli: “Scelta forte ma obbligata”

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Genova. Approvare il bilancio per permettere al Comune di svolgere con dignità le sue funzioni. Lo ha chiesto l’assessore Franco Miceli dopo aver riavvolto in Aula Rossa il percorso che ha portato “questa giunta a fare determinate scelte” in tema di bilancio. Dalle origini “due manovre correttive del governo che hanno portato a inasprire il patto di stabilità”, al governo Monti che “non ha invertito rotta, e che con il decreto Salvaitalia ha disposto ulteriori tagli per 1,450 milioni” e ha concesso ai Comuni la leva fiscale “ma in confini limitati”. Uno scenario che per gli enti locali “vede aumentare la tassazione degli immobili da una parte e dall’atra invece gli consegna la diminuzione delle risorse e dunque dell’erogazione dei servizi ai cittadini”.

Il messaggio è quello ripetuto nei giorni scorsi: per garantire il plafond di 106 milioni di euro necessario per garantire servizi ritenuti incomprimibili, non bastava ridurre le spese, serviva la leva fiscale. E l’unica mossa nella facoltà di Tursi era l’innalzamento dell’aliquota Imu. Solo così si poteva, secondo quanto studiato dal sindaco Doria e dall’assessore Miceli, arrivare al pareggio di bilancio, garantendo entrate e uscite per 886 milioni, comprese i 782 milioni di spese fisse e il plafond di 106 milioni di euro da dedicare ai servizi.

Senza innalzamento aliquote su prima e seconde case, per i servizi sarebbero rimasti infatti solo 4 milioni, condizione per cui “non sarebbe restato altro da fare che chiudere il Comune, non più in grado di erogare servizi”. Alzando solo l’aliquota della seconda casa, il plafond sarebbe rimasto incagliato a 70 milioni, insufficienti comunque.

“Nonostante le incertezze abbiamo consentito di assicurare continuità ai servizi alla persona – ha detto Miceli – con un plafond al netto di spese obbligatorie di 106 milioni”. Una scelta “fondamentale per salvaguardare spesa sociale, scolastica e per le politiche della casa, fermo restando gli altri servizi.

Dei 106 milioni 68 sono “per minori, anziani, disabili, tutta la parte fragile della società. Questa scelta – ha rimarcato Miceli – va in direzione opposta a quella effettuata dal governo, con i drastici tagli al sociale un comparto che ha a disposizione il 19,12% delle risorse rispetto al 2011”.

Ma la relazione sul bilancio ha confermato anche un altro dato: la mancanza di risorse che “non è un buco – ha sottolineato l’assessore – perché il buco è cattiva gestione mentre noi abbiamo ridotto l’indebitamento e anche se con fatica abbiamo sempre rispettato il patto di stabilità, con una gestione di cassa oculata”, significa in primis contrazione degli investimenti.

E a saltare quest’anno saranno anche parte degli interventi per i lavori pubblici: 145 milioni la spesa prevista invece dei 200 milioni del 2011, frutto di alienazioni (41 milioni), finanziam europei 1 mln), statali 36, regionali 24, altri enti 1,7 e fonti terze 30 compresi proventi concessioni edilizie, ha spiegato Miceli. Considerata anche “la tagliola” delle minore entrate. Come da legge, nel prossimo triennio il Comune non si potrà indebitare per fare investimenti. “E’ una scelta forte ma obbligata”. Per il comparto, che comprende strade, verde, scuole “Sarà una programmazione dei lavori pubblici minimale caretterizzata da esigenza e concretezza.

Per quanto riguarda il piano extra triennale, “faremo solo alcuni interventi indispensabili: Carlo Felice, Amt, con i 22 milioni per il riacquisto delle quote del socio uscente, 4,2 per metro De Ferrari-Brignole, e alluvione”.

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