Genova. L’identità della città è data anche dal suo paesaggio, dalla stratificazione storica che si è venuta a determinare nei secoli. In ogni edificio storico è contenuta una frazione della nostra identità collettiva che è un bene pubblico inalienabile e che non ha prezzo. Su queste basi Legambiente Cantiere Verde denuncia lo svincolo della bellissima Villa Raggio, che da bene pubblico rischia di diventare una dimora privata.
“Purtroppo ancora una volta l’alleanza informale ragionieri del comune, sovrintendenza, funzionari dell’urbanistica, amministratori pubblici è riuscita in quello che non sarebbe possibile. Vendersi un pezzo di storia di Genova per far quattrini da buttare nella voragine. Come se dopo che ci saremo venduti anche la lanterna (e siamo su quella strada con annessa variante di destinazione d’uso per farci un grattacielo con residenze e servizi ) qualcuno dal cielo ci restituisse la nostra storia, ci permettesse di recuperare la qualità della vita che dovrebbe essere il segno di una città e che ci stanno vendendo pezzo a pezzo – spiega il presidente Andrea Agostini – Si perché villa Raggio è tutto questo. Una bellissima villa , un parco, era diventato un centro per la riabilitazione ortopedica, un centro di salute mentale. Funzioni preziose per un bene pubblico preziosissimo”.
Una forte denuncia quella dell’associazione ambientalista genovese. “Secondo i nostri amministratori dovremmo scordaci tutto questo. Villa Raggio dovrebbe diventare una casa privata, adeguatamente ampliata e ristrutturata, box nel parco e piscina nel giardino. Voi potreste dire beato chi se lo può permettere. E invece no, nessuno potrebbe permetterselo – prosegue Agostini – era un bene pubblico, una villa storica vincolata, un bene ambientale non eliminabile, una villa storica non frazionabile in appartamenti, un giardino storico in cui il regolamento comunale vieta espressamente di costruire box, un polmone ambientale per la città. E invece, siccome la delibera è stata approvata la mattina del 7 dicembre e il puc il pomeriggio, la villa non è più vincolata. Come se i funzionari del Comune non sapessero che stavano svendendo un bene pubblico che il Comune nel pomeriggio intendeva vincolare”.
Secondo Legambiente Genova sapeva che quel giorno si sarebbe approvato il Puc e fare una delibera che lascia libero campo alla speculazione non è un atto di disattenzione. “E’ un reato, certo un reato di lesa cultura, di lesa storia, di lesa bellezza, di ignoranza della cultura urbanistica e storico ambientale, per quelli penali e contabili mi rimetto alla magistratura. Non è la prima volta che l’asse informale ragionieri, geometri, urbanisti, e sovrintendenti si muove in favore della speculazione, dell’interesse privato a danno dell’interesse pubblico – conclude Agostini – Ma si può andare avanti così, con iter privilegiati per gli speculatori danarosi, autorizzazioni sul filo di lana, silenzio degli organi di controllo e della magistratura?”.