Genova. Negli studi elettorali si parla sovente di “polarizzazione” intendendo la distanza che separa i sostenitori di un partito politico dai sostenitori del partito concorrente. La polarizzazione è stata altissima negli anni Settanta americani, dove il concetto è stato introdotto e diffuso. Gli studiosi sono soliti indagare questa distanza con domande del tipo: “Come la prenderebbe se sua figlia sposasse un repubblicano?”. Il democratico negli anni Settanta l’avrebbe presa malissimo, ora un po’ meno.
Molto polarizzata attorno alla figura di Silvio Berlusconi è stata l’Italia della Seconda Repubblica: bastava entrare in un qualsiasi bar di molte province italiane per capire che i “berlusconiani” non andassero molto d’accordo con i “non berlusconiani”.
La situazione sociale, economica e politica del Paese ovviamente ha inciso notevolmente anche sul voto genovese. E’ certo però che si debba e si possa fare un’analisi del dato cittadino non accontentandosi delle valutazioni sulla crisi di fiducia generalizzata nei partiti.
Il dato che impressione è l’astensionismo. Nell’elezione genovese l’astensionismo è stato altissimo già al primo turno quando i votanti furono solo il 55,51% degli aventi diritto. In questi due giorni di ballottaggio ha votato solo il 39,08% (196.893 votanti). Minimo storico registrato a Genova (all’astensione dovrebbero inoltre essere sommate anche le 500 schede bianche e le oltre 1800 nulle).
Indicativi sono anche i dati relativi ai “flussi elettorali”. Attraverso gli studi sui “flussi elettorali” si analizza da dove siano arrivati i voti in più o in meno di un partito. Questa analisi è stata effettuata dall’Istituto Cattaneo di Bologna facendo riferimento al primo turno delle amministrative del 2012 confrontandole con le regionali del 2010. L’83% degli elettori che si era astenuto nel 2010 non è andato a votare neppure questa volta; i restanti si sono divisi equamente tra Rixi, Doria e Putti.
Chi sono allora i nuovi astenuti? I nuovi astenuti arrivano principalmente dall’Udc (secondo l’analisi del Cattaneo ben il 45% di coloro che avevano votato Udc nel 2010 non si sono recati alle urne in questa tornata elettorale, evidentemente non identificandosi con nessuno dei candidati). Per il resto i nuovi astenuti arrivano equamente dai tutti i partiti: Lega Nord, Pdl, Pd (interessante inoltre notare che anche il candidato del Movimento Cinque Stelle, Paolo Putti, ha preso oltre il 30% dei voti da partiti del centrodestra).
Questi dati (i flussi elettorali del primo turno e l’astensionismo) potrebbero dare un’indicazione davvero drammatica per lo stato della politica genovese: che il 60% dell’elettorato genovese non ha percepito alcuna differenza tra i due competitor al ballottaggio. Insomma per un verso o per l’altro, diciamo che per almeno un genovese su due, Marco Doria è uguale a Enrico Musso (“che vinca l’uno o vinca l’altro non cambia niente).