Politica

Regione, Chiesa: “Una legge per consentire la libera professione infermieristica ”

ezio chiesa

Regione. Consentire la libera professione infermieristica e sanitaria da parte del personale che presta la propria attività a servizio di strutture pubbliche dipendenti dalla Regione Liguria, la proposta di legge presentata dal consigliere regionale Ezio Chiesa.

Scopo dell’iniziativa del consigliere di Liguria Viva, permettere al personale infermieristico e sanitario non medico (tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, fisioterapisti ecc.) di esercitare la libera professione al di fuori dell’orario di lavoro.

La Regione Liguria è caratterizzata da una presenza di popolazione anziana maggiore rispetto alla media nazionale; spesso questi cittadini una volta dimessi dalle strutture ospedaliere richiedono comunque assistenza infermieristica, che è parzialmente fornita dal soggetto pubblico tramite l’assistenza domiciliare; tuttavia, le famiglie sono spesso costrette ad integrare il servizio pubblico rivolgendosi a personale privato molte volte non qualificato in quanto vi è ad oggi notevole scarsità di figure professionali adeguatamente preparate a svolgere servizi infermieristici professionali.

Assicurare nuove forze nell’ambito di un mercato come quello delle professioni sanitarie comporterà un fondamentale impulso alla contrazione del “ricovero improprio” presso gli ospedali, di persone soprattutto anziane; nota dolente che pesa enormemente sul bilancio delle varie Asl regionali che sono costrette a trattare in regime di ricovero, alcune patologie, che potrebbero essere adeguatamente affrontate attraverso l’intervento domiciliare di un professionista infermiere.

La proposta di legge tende, tra l’altro, a favorire l’accesso alla professione al fine di superare l’ormai annoso problema dell’emergenza consistente nella carenza, nella nostra regione, di infermieri e di operatori di talune professioni tecnico-sanitarie.

Contemporaneamente la possibilità di esercitare l’attività libero professionale consentirebbe agli operatori sanitari interessati di integrare il bagaglio delle competenze e delle attività professionali già possedute, a tutto vantaggio della pubblica amministrazione.

Tale strumento permetterebbe di liberare una consistente quantità di energie professionali rendendole disponibili per le stesse amministrazioni pubbliche o privati le quali avrebbero così la possibilità di utilizzare professionisti qualificati e preparati, con una solida esperienza d’assistenza maturata presso i servizi e le strutture del Servizio sanitario nazionale.

Negli ultimi anni la scarsità di personale è stata ovviata, per esempio, assumendo infermieri professionali immigrati, al di fuori del sistema delle quote previste per le altre professioni, e tanti volenterosi sono arrivati in Italia, soprattutto dai paesi dell’Est. Purtroppo anche in questo caso le potenzialità professionali di tali operatori sono state messe a dura prova dall’esigenza evidente di una fluente e corretta capacità comunicativa, che deve essere a fondamento del rapporto tra l’operatore sanitario ed il cittadino che chiede cure presso le strutture sanitarie italiane.

Inoltre la possibilità di esercitare l’attività libero professionale invoglierà i giovani ad intraprendere queste professioni, costituendo anche uno stimolo per migliorare il bagaglio di conoscenza dei singoli operatori.

L’applicazione della legge non comporterà nessun onere per il bilancio regionale, ma porrà fine a una discriminazione che vede il personale medico autorizzato ad esercitare la libera professione al di fuori del rapporto di lavoro, mentre ciò non è consentito a coloro che esercitano la professione infermieristica o altra professione sanitaria non medica.

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