Cronaca

Genova unita contro il terrorismo: “La partecipazione contro la logica della violenza”

Genova. Genova unita per dire no al terrorismo. Il giorno della grande manifestazione di piazza contro l’attentato a Roberto Adinolfi e il ritorno della violenza è arrivato. Prima delle voci dal palco, allestito in De Ferrari, dove uno dopo l’altro le istituzioni, le associazioni e il mondo del lavoro hanno fatto sentire la loro voce, si è tenuto l’omaggio alla memoria di Guido Rossa, il sindacalista e lavoratore, ucciso dalla Brigate Rosse 33 anni fa.

“Una grande partecipazione per dire con fermezza no al terrorismo”, sono state queste le prime parole di Sabina Rossa sotto la statua in memoria del padre in largo XII ottobre. “Gli anni ’60 ci hanno insegnato qualcosa. Mi auguro che non ci sia più quella sottovalutazione, la piazza rappresenta una forma di partecipazione democratica che va a contrastate la logica de terrore.

Ancora una volta vediamo che il fine giustidica i mezzi e l’uomo diventa simbolo da colpire – ha poi sottolineato Rossa – credo che oggi sia una giornata importante, Genova ha una grande tradizione democratica, medaglia d’oro alla resistenza, con una piazza che ha visto molte volte la lotta dei lavoratori”.

Nel gennaio del 1979, 250 mila persone si trovarono nella stessa piazza De Ferrari per Guida Rossa. Oggi non in piazza ce ne sono alcune migliaia, ma serve “la stessa determinazione di allora per fermare ogni deriva ideologica perchè nessuna forma di terrorismo possa attecchire”, ha ricordato Sabina Rossa.

Questa non è una guerra, ha ricordato la vicepresindente della Camera, Rosi Bindi. “La violenza si batte con le armi della democrazia e dell’intelligence. Io rifiuto l’idea di fare un collegamento con la crisi sociale, per non tentare di giustificare. La violenza resta irrazionale, l’obiettivo non è solo lo stato, lo è anche la partecipazione. La violenza – ha sottolineato ripetendo la parola – è nemica sempre dell’interesse dei cittadini e dei lavoratori”.

Sono successe due cose, secondo il presidente della Regione Claudio Burlando: un rifiuto psicologico che si potesse tornare agli anni di piombo e la mancanza di una rivendicazione immediata. “Siamo rimasti un po’ storditi – ha detto il governatore – quando poi è arrivata avremmo voluto subito organizzare una manifestazione, già lunedì, ma mancava il tempo, la presenza di oggi è un segnale forte chiaro, mi auguro non ne servano altri”.

L’attentato all’ad di Ansaldo Nucleare, per cui oggi Genova si è riunita in piazza è stato “un gesto isolato, vigliacco e sciagurato”, come lo ha definito Marta Vincenzi che ha ricordato la vicinanza ad Adinolfi e alla famiglia e ai lavoratori dell’ansaldo. “Genova, in passato, ha saputo riconoscere la violenza politica, ne ha preso le distanze e saprà farlo anche questa volta”, ha detto la sindaco. “Il nostro patrimonio e la cultura politica in nome dell’antifascsmo ha difeso questa città e ci ha consentito di uscire dai momenti bui della nostra repubblica”.

“Non è possibile fare economia e sviluppo senza considerare la coesione sociale – ha poi ricordato – ma è una storia insegnata solo dalla democrazia, non da gesti simbolici, abbiamo imparato a prenderne le distanza, quei gesti non sono mai a favore dei lavoratori”.

Sul palco sono intervenuti tra gli altri anche Massimo Coco, il figlio del giudice ucciso a Genova nel 1976, e membro dell’associazione italiana Vittime del Terrorismo che ha elencato i nomi degli assassinati, e dei feriti delle Br nel capoluogo ligure negli anni di piombo. “Genova e’ una città che ha un dna molto forte e che non teme rivendicazioni o la violenza. Quella di oggi è una risposta molto forte e coraggiosa contro il terrorismo. Non ci sono grandi differenze – ha detto Coco – tra oggi e gli anni di piombo. In situazioni di disagio sociale e con la
politica debole molta gente pensa di essere rappresentata da questa gente. Il pericolo e’ che con questi gesti ci possano essere casi di proselitismo, magari solo vicinanza, ma il pericolo è alto”.

Poi i lavoratori di Ansaldo e quelli di Fincantieri. A cui è seguito l’intervento del presidente di Confindustria, Giovanni Calvini: “Condanniamo ogni gesto violento, ricordando il ruoloo delle imprese che portano benessere alla società” e poi il vicepresidente del consiglio regionale, Luigi Morgillo (Pdl): “Noi siamo con lo Stato, senza se e senza ma”.

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