Genova. A soli due giorni di distanza dalla manifestazione istituzionale contro il terrorismo piazza De Ferrari si è riempita di nuovo, seppur ancora una volta parzialmente, per accogliere i genovesi che hanno voluto esprimere il proprio sgomento e la propria rabbia contro l’attentato che questa mattina ha ucciso Melissa Bassi, una ragazza di soli sedici anni all’ingresso dell’istituto prefessionale Morvillo-Falcone di Brindisi. Ma, a differenza di giovedì, accanto a politici, rappresentanti delle istituzioni e dei sindacati c’erano tanti, tantissimi ragazzi.
“E’ in questi momenti che bisogna serrare le fila ed essere presenti – dice Walter Massa, segretario di Arci Liguria – per dimostrare che siamo una città che rifiuta la logica della paura e della violenza. In piazza ci sono tanti giovani anche perché forse il metodo usato per lanciare questa manifestazione sono stati gli sms e i social network, strumenti certamente più consono ai ragazzi, ma anche la giornata nazioanle di Libera che si è tenuta a Genova qualche tempo fa ha dimostrato che su alcuni temi i giovani ci sono eccome”.
Per il parlamentare europeo Sergio Cofferati quello di questa mattina è “Un gesto terribile e qualunque sia la matrice è molto importante che si reagisca perché bisogna difendere la democrazia con gli strumenti che la democrazia rende disponibili”.
In piazza, tra i tanti politici c’erano i candidati sindaco Marco Doria ed Enrico Musso e c’era anche il sindaco uscente Marta Vincenzi: “I giovani sono quelli su cui noi puntiamo perché il Sud possa liberarsi da chi ha tolto il futuro a intere generazioni di italiani e il fatto che si sia voluto colpire proprio lì se non è un gesto mafioso, perché ancora non lo sappiamo, è comunque un gesto che vuole aiutare la mafia”.
In piazza anche l’assessore comunale alla cultura Andrea Ranieri, che non ha lesinato una filo di polemica nei confronti del Ministero della Cultura che ha deciso di sospendere la Notte dei musei: “E’ una decisione certo, ma io credo al contrario che la decisione giusta sia fare stare insieme la gente. Domani noi manterremo la Festa al Porto antico perché è una grande occasione della città per trovarsi insieme. Certo domani parleremo anche di questo al Porto antico, ma credo che di fronte a queste cose è meglio che la gente stia insieme, che chiusa in casa ad affrontare da sola le proprie paure.
E poi, come detto c’erano i giovani. C’erano gli scout, sia laici che cattolici, c’erano i ragazzi più impegnati nel sociale, come quelli che partecipano alle attività di Libera. Ma c’erano anche tanti giovani normalissimi che avevano voglia di stare insieme per per afforontare temi che troppo spesso a scuola si sfiorano appena. “Sono tornata da scuola, ne ho parlato con mio papà e mi veniva da piangere perché quella ragazza aveva quasi la mia età” dice Silvia. “Nella mia scuola la notizia non è girata granché – spiega la sua amica Giulia – e in classe non ne abbiamo parlato, ma poi sono cominciati a girare degli sms e abbiamo deciso di venire qui”.
“Siamo qui perché abbiamo capito che bisogna scendere in piazza e non vogliamo stere con le mani in mano, cosa di cui spesso ci accusano gli adulti” dice Federica. “A scuola si parla troppo poco di queste cose” aggiunge la sua amica Elena.
“Ho detto alla professoressa quello che era successo, visto che avevo il cellulare a portata di mano – racconta Federica – ma mi ha stoppato. Io penso invece che in questi casi ci siano delle priorità: non si può parlare sempre di programmi scolastici da rispettare. Di fronte a fatti gravi come questo dovremmo fermarci un attimo e riflettere insieme con tutta la classe”.