Genova. È la prima volta che utilizza un’arma da fuoco, ma la violenza della Fai, che oggi ha rivendicato il ferimento dell’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, si trascina in realtà da più di dieci anni.
La sigla ha cominciato la sua escalation di violenza nel dicembre del 2003 con la campagna ‘Santa Klaus’: due pentole esplosive posizionate a breve distanza dalla casa dell’allora presidente della Commissione europea, Romano Prodi; pacchi bomba indirizzati al presidente della Bce Jean Claude Trichet a Francoforte ed alla sede Eurojust dell’Aja. Da allora, la Fai ha fatto altre spedizioni esplosive ed è considerata il pericolo principale della frastagliata galassia anarco-insurrezionalista italiana.
Preoccupante anche il suo obiettivo dichiarato: mettere in raccordo le diverse cellule dell’anarchia presenti in Italia e nel mondo. Ecco così, che le diverse azioni vengono siglate con differenti nomi: si va da Fai/Brigata 20 luglio a Fai/Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales, da Fai/Cooperativa artigiana fuoco e affini a Fai/Nucleo rivoluzionario Horst Fantazzini, fino all’odierno Nucleo Olga/ Fai/Fri. Forte anche le collaborazioni fuori dai confini nazionali, con contatti e alleanza soprattutto in Grecia, Svizzera e Spagna.
Nel mirino degli ‘informali’ volta per volta, le istituzioni europee, le banche, le carceri, le forze dell’ordine. Investigatori e servizi segreti hanno da tempo rivolto l’attenzione su questa realtà, che conterebbe – secondo alcune stime – non piu’ di cento-duecento militanti. Gruppi che intendono alzare il livello di scontro e radicalizzare le lotte in un periodo di forte crisi economica. Nel corso degli anni la Fai ha rivendicato una quarantina di azioni. Tra i principali obiettivi a Genova c’era stato il commissariato di polizia del quartiere Sturla a Genova (marzo 2004).