Genova. Agg. h. 12.30: Il procuratore capo Di Lecce ha rinviato alle 17 la conferenza stampa prevista alle 12.30. Nel frattempo non ha voluto confermare né smentire l’esistenza dei due sospettati.
A quattro giorni dall’attentato a Roberto Adinolfi, l’ad di Ansaldo Nucleare, gambizzato lunedì mattina a pochi passi dalla sua abitazione in via Montello, non è ancora arrivata nessuna rivendicazione sul tavolo degli inquirenti, che continuano a vagliare tutte le possibili piste o più tecnicamente le motivazioni del fatto. “Non si esclude niente al momento”, ha ribadito Di Lecce confermando che ora non ci sarebbero elementi per far prevalere la pista eversiva su quella commerciale o viceversa.
Al momento sono due i sospettati. I due, che a metà del 2000 tentarono la ricostruzione di una cellula brigatista con ex esponenti Br-Ucc, sono sotto l’attenzione degli investigatori da molto tempo. Sarebbero legati ad un genovese oggi in carcere dopo un sequestro di armi da guerra e munizionamento proveniente da Paesi ex comunisti. Entrambi, secondo fonti investigative, farebbero parte di un centro di documentazione politica genovese.
Intanto proseguono le indagini: sono in corso interrogatori a testimoni e nell’ambiente lavorativo per ricostruire eventuali scenari, mentre è escluso per il momento l’ambito politico. Gli inquirenti stanno approfondendo alcuni elementi disponibili: le impronte e il materiale biologico sulla moto utilizzata per l’attentato e ritrovata nel posteggio vicino al liceo Cassini, ci sono ma va valutata “l’utilizzabilità e poi a chi appartengano”. Le telecamere pur funzionanti non sembrano fornire particolari rilevanti dati i campi lunghi e le immagini in movimento.