Genova. “Alcuni di voi attraverso i relativi organi di informazione hanno parlato di varie cose, ma sono affermazioni che attribuiamo ai rispettivi autori, non certo a noi”. Non nasconde un certo disappunto il procuratore capo Michele Di Lecce sul turbinio di notizie, lanci di agenzie e relative smentite che oggi per tutta la giornata si sono rincorse in merito a possibili sospettati per l’agguato all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzato lunedì mattina poco dopo essere uscito dal suo appartamento in via Montello.
“Ognuno fa il suo lavoro” aveva detto questa mattina il pubblico Ministero Silvio Franz evitando di rispondere a qualsiasi altra domanda dei giornalisti che, da tre giorni, stazionano stabilmente in Procura a caccia di qualche nuovo elemento. “Non confermo e non smentisco, semplicemente non parlo”, ha ribadito oggi pomeriggio il procuratore capo.
Le indagini sono in corso “ma non ci sono risultati spendibili o pubblicizzabili”, ha sottolineato Di Lecce. La situazione è questa: “Il procedimento rimane a carico di ignoti e per bocca della Procura non ci sarebbero altre novità. Le indiscrezioni su presunti sospettati “sono affermazioni che ovviamente non arrivano da questo ufficio”.
Continuano dunque le attività tecniche e le audizioni, nei confronti di chi, però, continua a non risultare. Mentre sugli interrogarotori dei brigatisti genovesi in carcere a Roma, Di Lecce non conferma anche se parla di “accertamenti di polizia giudiziaria delegati dall’autorità giudiziaria”. Per poi, però, ammonire: “le indagini hanno i loro tempi se non sono quelli giornalistici mi dispiace ma è così. Si stanno sviluppando una serie di congetture e ipotesi che prescindono dalle nostre valutazioni, e su cui non possiamo dare conferme”.
Delle tre indicate anche dal Viminale (matrice brigatista, ecoterroristica, commerciale) “nessuna pista al momento è privilegiata, ma indicazioni sulle quali stiamo contemporaneamente operando – ha continuato il procuratore – le strade sono tutte ancora aperte, come detto da dal ministero ieri”. Alle indagini non sta collaborando la Guardia di finanza, mentre non è esclusa una collaborazione con forze di polizia internazionali.
Forse è solo una suggestione, ma in mancanza di “risultati spendibili” da Roma la principale agenzia di stampa nazionale riporta alcuni particolari riguardo al sequestro di armi avvenuto nel 2009 sulle alture di Sori a carico dell’ex br genovese Roberto Porcile: tra il materiale ci sarebbe un “foglio formato A4 – è scritto nel verbale – scritto su ambo i lati recante descrizione con immagini di una pistola ‘Tula Tokarev Tt30 e Tt33”. Per l’agguato ad Adinolfi è stata utilizzata una Tokarev, arma sovietica particolarmente diffusa nell’est europeo.