Politica

Lega Nord, negli interrogatori Belsito conferma: “Bossi sapeva”

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Prosegue il momento no della Lega Nord, così legato agli ambienti liguri proprio perché qui aveva la base Umberto il tesoriere Francesco Belsito.

Bossi sarebbe stato avvisato delle spese “più significative” effettuate per i suoi familiari, ma non sui particolari degli investimenti creativi effettuati dal tesoriere – come lui stesso si è definito – “più pazzo del mondo”. A distanza di cinque giorni spuntano nuovi particolari dell’interrogatorio di Francesco Belsito, l’ex amministratore del Carroccio ora indagato dalla Procura di Milano per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato e da quelle di Reggio Calabria e Napoli per riciclaggio. Mentre si ‘saldano’ sempre più le indagini dei magistrati milanesi e reggini, e a Milano nel pomeriggio è stato sentito per circa tre ore come testimone il capogruppo al senato della Lega Federico Bricolo per far luce sui rimborsi sospetti per le spese dei senatori da parte di Piergiorgio Stiffoni (la sua posizione pare delicata), dall’inchiesta trapelano alcuni passaggi di quanto Belsito ha messo a verbale lunedì scorso. E cioé che l’allora tesoriere aveva informato il leader del Carroccio sulle grosse spese per la sua famiglia e aveva parlato a Bossi e ai vertici di via Bellerio, ma in modo generico e senza scendere nei particolari, degli investimenti che aveva intenzione di fare per “diversificare”. Investimenti per i quali ricevette “carta bianca e la piena autonomia gestionale” e a cui nessuno fece obiezione, e dei quali invece dovette rendere conto nei dettagli solo quando, a gennaio, scoppiò il caso ‘Tanzania’: fu costretto a dare spiegazioni sulle operazioni in corone norvegesi, in oro e diamanti e nei fondi esteri. Quanto all’investimento in diamanti Belsito, come ha raccontato ai pm, lo avrebbe caldeggiato anche al vice presidente del Senato Rosi Mauro e al senatore Stiffoni che ha smentito e che oggi si è autosospeso dal movimento e dal gruppo a Palazzo Madama. Intanto, dopo la riunione di ieri tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, con il collega della dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, una nuova pista investigativa che riguarda il denaro non contabilizzato del partito, ossia i presunti fondi neri, e l’ ipotesi che sia stato riciclato assieme ai soldi della ‘ndrangheta, ha portato a una stretta connessione delle due inchieste. A saldarle, oltre agli indagati in comune (Belsito, il consulente Paolo Scala e l’uomo d’affari Paolo Bonet) e ai loro interrogatori, c’é anche il consulente legale Bruno Mafrici (al momento indagato solo da Reggio) e lo studio M.I.G.M., in pieno centro a Milano, dove lavorava. Lo studio sarebbe stato in rapporti con numerose società, tra cui la Siram, specializzata in servizi ambientali ed energetici – e al centro di un capitolo delle indagini milanesi – e avrebbe ottenuto tra i 40 e i 50 mila euro per un ricorso al Tar. Infine il pm Lombardo anche oggi è rimasto tutto il giorno nella sede milanese della Dia. In mattinata ha sentito come testimone la dirigente amministrativa della Lega Nadia Dagrada e, nel pomeriggio, ha interrogato il pentito di ‘ndrangheta Luigi Bonaventura. L’ex boss, che vive da tempo sotto protezione, probabilmente ha riferito di un un filo che, in questa vicenda, collegherebbe Crotone, Reggio Calabria e Milano. Il pentito avrebbe inoltre parlato dei rapporti tra Romolo Girardelli, il procacciatore d’affari genovese soprannominato ‘l’ammiragliò (anche lui indagato dalla magistratura reggina), con colui che Bonaventura chiama “suo zio”, ovvero Pino Vrenna, capobastone delle cosche nel crotonese e anche lui collaboratore di giustizia. Non è escluso che Vrenna venga convocato prossimamente dagli inquirenti.

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