Cronaca

Sale d’azzardo, Genova si muove: “I Comuni devono poter dire di no”, al via petizione popolare

gioco azzardo sale scommesse

Genova. “Il giro d’affari intorno alle sale d’azzardo, che equivale alla terza industria del paese, è un tristissimo primato, dietro cui le infiltrazioni di tipo criminale sono certamente possibili”. E’ questa la premessa per cui Marta Vincenzi ha deciso di lanciare una petizione per “dare ai Comuni voce in capitolo” in una materia, quella del proliferare di sale da giochi, scommesse e slot machines, su cui gli enti locali hanno di fatto le mani legate.

“Una città come Genova che oggi e domani si fregia di essere città dei diritti e della legalità – ha detto Vincenzi facendo riferimento alla Giornata in memoria delle vittime di mafia – deve far sentire il suo no alla diffusione di questo fenomeno, che porta con sé il dolore della ludopatia, del rapporto con l’usura e di tutto ciò che ne consegue”.

La petizione da presentare ad associazioni e partiti servirà per chiedere un cambiamento legislativo con la modifica della legge 220 del 2010 “che ha consentito la diffusione di questo tipo di attività commerciali, a cui Genova non era abituata e che non ha previsto alcun ruolo dei Comuni”. In un anno, a Genova, sono nate 59 sale di ogni tipo, tutte concentrate in determinati quartieri.

“Il collegamento con la criminalità mafiosa non è immediata, ma la relazione dell’antimafia deve fare innalzare il livello di attenzione – ha sottolineato la sindaco – le autorizzazioni sono obbligatorie, date dalla Questura e nulla possono fare i Comuni se non restringere le norme nel Puc”. Strumenti deboli, non previsti dal legislatore. A questo proposito la petizione vuole dire alle camere che “i Comuni devono poter difendersi dalla riduzione di alcuni quartieri a un insieme di attività commerciali che ne cambiano l’identità e poter dire no con molta più forza”.

La giunta Vincenzi proporrà inoltre di verificare la possibilità di incentivare la dismissione delle slot machines, attraverso una riduzione dell’Imu per la parte che riguarda il Comune. “Potrebbe essere un aiuto – ha concluso Vincenzi – le sale sono attività visibilmente brutte, ma su quelle macchinette di cui sono pieni bar e tabaccherie, c’è gente a tutte le ore e a tutte le età”.

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