Economia

Iren fuori controllo, Bruno (Prc) lancia l’allarme: “Vende immobili senza che il Comune lo sappia”

Protesta Iren, pendolari e asso balneari

Genova. Nuovi problemi in vista. Il consigliere comunale Antonio Burno, lancia l’allarme su alcuni comportamenti scorretti di Iren, che il 22 febbraio ha pubblicato l’avviso finalizzato alla selezione di Società di Gestione di Risparmio (SGR) con la finalità di conferire o cedere una parte del patrimonio immobiliare ad uso ufficio/terziario, riservando il diritto alle società del Gruppo Iren di continuare ad occupare detti immobili in qualità di conduttrici. Il valore degli asset da trasferire e valorizzare attraverso il fondo è indicativamente di 150 milioni di euro.

Per quanto riguarda Genova, sono interessate dall’operazione la sede direzionale di via S. Giacomo e Filippo, la sede delle Gavette in Val Bisagno, dove c’è anche il museo dell’acqua e del gas, costituito dalla Fondazione Amga e gli uffici di via Carcassi.

“Di questa operazione, probabilmente orientata ad alleviare l’indebitamento, con indubbi vantaggi fiscali, nessuno in Comune di Genova sa nulla. Eppure, quando fu approvata la fusione Iride Enia, si disse che proprio il mantenimento del 51% in mano pubblica della nuova società (IREN) sarebbe stata una garanzia per il controllo pubblico di tale società – dichiara Bruno – La realtà è un’altra: la situazione sta completamente sfuggendo di mano alle amministrazioni pubbliche. La società si lancia in probabili fusioni e acquisizioni (come Edilpower) di cui non si capisce il progetto industriale e che paiono mirati a garantire l’incerta navigazione nell’agitato mercato delle borse speculative”.

Tutto questo, secondo quanto spiega il consigliere, “Senza alcun piano industriale credibile, senza nessuna ricaduta positiva sul territorio. Con un sacco di problemi, primi fra tutti l’esposizione con le banche per investimenti (di cui nessuno sul territorio genovese) e i crediti non riscossi, specie dal comune di Torino. Iren non risponde a nessuna richiesta di chiarimenti e di certezze industriali e occupazionali: tutta concentrata su operazioni finanziarie non si rapporta con le amministrazioni pubbliche e non da risposte ai lavoratori, quando pretendono di sapere che cosa sta succedendo – prosegue – Ma al peggio non c’è limite: sta avanzando la proposta di fondere IREN, l’emiliana Hera e la lombarda A2A. L’obiettivo è quello costruire un gruppo da 10-11 miliardi di fatturato per rincorrere il profitto, generare fatturato e crescere sempre di più. Nessun riferimento alla risoluzione dei problemi del territorio”.

Per Bruno si arriverebbe a una totale perdita di controllo, in cambio del misero piatto di lenticchie delle partecipazioni azionarie e della spartizione dei dividendi a fine anno. “Saremmo di fronte a un mostro finanziario, un ibrido senza controllo, dove perseguire solo l’obiettivo del profitto, rispondendo solo ai consigli di amministrazione e ai manager super pagati e lottizzati dai partiti e dalle banche – conclude – Per non vanificare il risultato dei referendum del giugno scorso e rivendicare la gestione pubblica dei servizi pubblici, è necessario rigettare la proposta di fusione Iren – A2A e cercare forme virtuose di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali”.

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