Genova. Durante lo svolgimento della manifestazione organizzata da Libera a Genova Don Ciotti ha parlato di Genova e la Liguria: “Io mi stupisco di chi si stupisce quando si parla delle mafie anche qui. La cementificazione vede la Liguria al primo posto in Italia ed è logico che in questo modo c’è una alto rischi di infiltrazioni”
Si è poi soffermato sul nome dato all’evento di oggi: “Genova porta d’Europa, aperta all’accoglienza, oggi c’è anche la lotta dei lavoratori per la dignità del lavoro, Genova porta perchè ha saputo accogliere e incontrare le genti e i popoli, una porta d’Europa che deve essere sbattutta forte in faccia alle mafie”.
Infine, fra tutte le battaglie da combattere, ce ne sono anche burocratiche: “C’è un paradosso, tutti i morti prima del 1961 non sono riconosciuti, non hanno il riconoscimento come vittime di mafia con tutto quello che comporta. Questo è un paradosso perchè noi non possiamo dimenticare i sindacalisti che hanno perso la vita prima del 1961”.
Anche il procuratore Gian Carlo Caselli, che negli anni Ottanta nella sua attività svolta a Palermo ha condotto indagini fondamentali nella lotta contro la mafia (a partire dagli arresti eccellenti di Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca), ha voluto partecipare alla manifestazione organizzata da Libera contro la mafia e in ricordo delle vittime di mafia.
“Sono 17 anni che si fa questa manifestazione ruotando un po’ tutte le città. A Genova non c’era mai stata e dunque è giusto che una città come questa sia toccata da una manifestazione così bella e così toccante e significativa per la legalità e per il ricordo delle vittime”.
Ha speso poi una riflessione su Genova come centro di attività criminale di stampo mafioso: “Poi Genova come Torino e Milano è sempre più toccata da infiltrazioni ‘ndranghetiste, come molte indagini stanno confermando, ed è dunque giusto essere qui anche per questo”.