Genova. Il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità due ordini del giorno che chiedono di cambiare le modalità di riforma delle Province, enti che allo stato attuale, ovvero secondo la legge 214/2011 recentemente approvata (quella che ha convertito in legge il famoso ‘decreto Salva Italia’) sono destinati a un ‘decalssamento’, con l’eliminazione della loro autonomia politica, e quindi, di fatto, a una soppressione.
La votazione dei due documenti ha completato e chiuso il lungo dibattito sul tema, iniziato nella seduta del 1 febbraio, interamente dedicata al futuro delle Province e aperta ad interventi esterni, in particolare quelli dei sindacati dei lavoratori dell’ente.
Il primo odg, presentato dal presidente del consiglio provinciale Alfonso Gioia, è una versione attenuata dell’odg elaborato a livello nazionale dall’Upi, l’Unione delle Province Italiane, fortemente contrario alla sostanziale soppressione degli enti intermedi decretata dal governo Monti nella citata legge 214: l’odg chiede a
Governo e Parlamento di cambiare la riforma delle Province, sopprimendone solo alcune e non tutte, attraverso accorpamenti, mantenendo l’elezione democratica dei suoi organi, lasciando in capo ad esse le funzioni di area vasta oggi svolte, riordinando insieme alle Province anche le amministrazioni periferiche delle Stato, eliminando contestualmente i cosiddetti enti intermedi strumentali (agenzie, società e consorzi), e infine istituendo là dove previsto le Città metropolitane.
Nel testo di questo ordine del giorno, che era già stato presentato da tempo, è stato incorporato – anche se in modo parziale – un altro odg presentato da Sel negli ultimi giorni, che chiedeva la salvaguardia di tutti i lavoratori della Provincia attraverso un impegno del presidente e della giunta provinciale a far
sì che tutti i dipendenti, compresi i lavoratori a tempo determinato e quelli cosiddetti ‘fiduciari’, ovvero scelti dai politici (assessori e gruppi consiliari dei partiti), venissero ‘presi in carico’ dalla Regione, con la quale si sarebbe dovuto istituire un ‘tavolo tecnico’ aperto anche ai sindacati. Poco prima del voto dell’odg il presidente Repetto ha chiesto di eliminare dal testo la citazione dei fiduciari, in quanto ‘scelti dai partiti e non assunti con concorso’ e i capigruppo hanno deciso di accogliere la richiesta. Così modificato, l’odg è stato approvato dal consiglio, con 26 sì su 26 presenti, ma è da registrare il malumore il Sel, con la fuoriuscita dall’aula al momento del voto del consigliere Pastorino, mentre hanno votato sì gli altri sue consiglieri Fraccavento (capogruppo) e Nobile.
L’ordine del giorno approvato elenca anche i tre strumenti per conseguire i vari
obiettivi proclamati: l’approvazione urgente di una norma che superi l’ipotesi, prevista dalla legge 214/2011, di commissariare le Province che dovrebbero andare al voto in primavera, fra cui appunto Genova, e che consenta di conseguenza di prorogare la scadenza degli organi democraticamente eletti fino all’approvazione di una riforma organica delle Province; l’immediata approvazione della Carta delle Autonomie, “inspiegabilmente bloccata al Senato”, che dovrebbe definire “chi fa cosa”, eliminando i costi e le disfunzioni prodotti dalle duplicazioni di funzioni oggi esistenti fra i vari enti territoriali; la rapida approvazione delle proposte di riforma costituzionale attualmente depositate presso la Camera dei Deputati sul riordino delle Province e delle Città Metropolitane, per assegnare alle Regioni un ruolo centrale nel dimensionamento di tutte le funzioni territoriali.
Il primo punto, di fatto una richiesta a Repetto di operare per restare in carica anche dopo la scadenza del mandato, è stato particolarmente sottolineato dai consiglieri di ogni colore politico nel dibattiti che ha preceduto il voto: lo hanno fatto fra gli altri Tassi (Pdl), Collorado (Udc), e Pedroni (Pd), che ha chiesto a Repetto di “dare il buon esempio”, perché dimettersi, soprattutto in vista di “altri prestigiosi e senz’altro meritati incarichi” sarebbe “un pessimo segnale”.
Il presidente Repetto, che nella precedente seduta aveva manifestato l’intenzione di dimettersi subito dopo l’approvazione del bilancio consuntivo 2011 (impegno da espletare entro il 31 marzo), da parte sua ha annunciato che fra pochi giorni andrà a Roma, insieme all’assessore regionale Paita, per incontrare il ministro Cancellieri e affrontare con lei il tema del passaggio alla Regione delle competenze istituzionali della Provincia.
Il secondo odg, presentato dallo stesso presidente della Provincia Repetto nella sua veste di consigliere, e illustrata all’aula consiliare dall’assessore Agostino Barisione, rilancia invece a livello genovese un’altra proposta, quella sostenuta alcuni giorni fa a Firenze dai dieci presidenti delle più importanti Province italiane (Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria) ovvero di cogliere l’occasione della soppressione delle
Province per varare finalmente sui propri territori le Città metropolitane, enti mai nati anche se da oltre 20 anni previsti dalla legge. Questi enti ne sostituiranno due, ovvero la Provincia e il Comune capoluogo, lasciando intatti, e anzi potenziando, gli eventuali Municipi cittadini, che a Genova sono nove, oggi privi di reali poteri e risorse finanziarie.
Ritirato infine un terzo ordine del giorno che era stato presentato nella scorsa seduta, infine dal capogruppo dell’Idv Stefano Ferretti, e che ribadiva la posizione nazionale del suo partito, grande fautore dell’abolizione delle Province ma non nel modo tranchant scelto dal governo Monti, invece in un quadro di generale razionalizzazione della spesa pubblica.