Cronaca

Processo Fincantieri, Grondona: “Se ho commesso reato pagherò, era unico modo per allentare tensione”

Fincantieri - protesta gennaio

Genova. Seconda udienza questa mattina al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Genova per il processo per danneggiamento che vede imputati 19 tra operai e rappresentanti sidacali dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. I fatti risalgono al dicembre 2009. Gli imputati avrebbero forzato e danneggiato una sbarra del passo carraio antistante al cantiere.

Tra loro il segretario generale di Fiom Genova Francesco Grondona “Io per primo ho appoggiato le mani e ho spinto quella sbarra. Se ho commesso un reato pagherò. Ma era l’unico modo per attenuare la tensione in una situazione dove c’erano cinque giorni di sciopero e occupazione”.

“Quella mattina – ha spiegato Grondona ai giudici – davanti al cantiere c’erano circa 500 persone perché era prevista un’assemblea alla quale dovevano partecipare anche i vertici istituzionali. Ci trovammo davanti le sbarre abbassate e sei vigilantes schierati. Valutammo se far parlare Burlando al megafono, ma forse si sarebbe accesa la tensione e per questo ho spinto quella sbarra”. I lavoratori del cantiere di Sestri Ponente erano in sciopero a causa del taglio del premio di produttività.

“Un fatto anomalo – ha detto il sindacalista – visto che l’unico ad aver subito il taglio era il cantiere di Sestri mentre ciò non era accaduto negli altri sette cantieri di Fincantieri”. Tra gli imputati ci sono anche Giulio Troccoli, delegato Rsu della Fincantieri, e Bruno Manganaro, della segreteria Fiom. Troccoli, che ha deposto questa mattina, ha confermato di aver detto, al megafono, di entrare nel cantiere. “Con una mano avevo il megafono – ha detto – e l’altra l’ho appoggiata sulla sbarra”. Il processo è stato rinviato al 17 febbraio.

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