Cronaca

Pedofilia: Don Seppia alla sbarra, domani il processo con rito abbreviato

Don Seppia

Genova. Tentata violenza sessuale su minore pluriaggravata, plurima offerta di droga anche a minorenni, tentata induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico: sono i capi di accusa a cui domani Don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente arrestato lo scorso maggio nell’ambito di una inchiesta su presunti abusi su minori e cessione di stupefacenti, dovrà rispondere nel processo con rito abbreviato come da lui stesso richiesto.

“Non ci furono abusi sessuali, ma tentativi di approccio che poi non andarono a buon fine proprio perché lo stesso Seppia si tirò indietro – ha detto il legale difensore Paolo Bonanni – E il contenuto dei messaggini erano solo fantasie”. Ma per i giudici del Riesame, che rigettarono la richiesta di arresti domiciliari, “l’attrazione morbosa verso i ragazzini non sono mere fantasie, ma si concretizzarono anche in contatti fisici”.

A raccontare delle singolari “attenzioni” del parroco di Sestri fu un chierichetto di 15 anni, una delle presunte vittime, durante l’incidente probatorio. Due gli episodi: il primo in sacrestia, con un energico abbraccio da dietro; il secondo in parrocchia, mentre il giovane si stava confessando, con una carezza sulla gamba. Anche un altro ragazzino, un albanese di 16 anni, era stato sentito dai carabinieri del Nas di Milano, coordinati dal pm Stefano Puppo. “Avevamo deciso di vederci, per avere un rapporto sessuale. Ma per tre volte don Seppia ha disdetto gli incontri. Mi aveva offerto i soldi e poi la cocaina. Ma io volevo solo i soldi. Poi però, ogni volta che dovevamo vederci, mi diceva che aveva troppi impegni e così l’incontro è saltato”. Ad inchiodare don Seppia erano state, oltre alle testimonianze, anche le intercettazioni. Telefonate a spacciatori a cui chiedeva “ragazzini dal collo tenero”, e poi gli sms e le chiamate con l’amico ed ex seminarista Emanuele Alfano, in cui l’ex sacerdote raccontava le sue fantasie sessuali con i ragazzini. L’inchiesta era partita da Milano. I militari avevano iniziato a indagare su un giro di droga spacciata nelle palestre e saune frequentate soprattutto dagli omosessuali. E nella rete degli investigatori era finito anche don Seppia, frequentatore di quei luoghi e consumatore di cocaina.

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