Economia

Osservatorio del commercio: tiene la rete commerciale genovese, diffusa e policentrica

odone

Genova. Oltre 15mila punti vendita (10mila nel capoluogo), di cui quasi 5mila di alimentari e 10mila non alimentari; una rete diffusa e policentrica in cui rimane fortissima la presenza degli esercizi di vicinato (il 97% del totale), affiancati da 455 medie e 24 grandi strutture di vendita; una superficie di vendita complessiva di oltre 1 milione di mq, soprattutto non alimentare (738mila mq), 2/3 della quale distribuito in piccole superfici di vendita e 1/3 in medie e grandi strutture; il 70 della superficie di vendita della provincia è concentrato nel capoluogo.

Questa la fotografia della rete commerciale in provincia di Genova, presentata oggi, alla Camera di Commercio, dall’assessore regionale allo sviluppo economico Renzo Guccinelli e dal presidente camerale Paolo Odone, con il segretario generale della Camera Maurizio Caviglia e la dirigente delle politiche di sviluppo del commercio della Regione Serenella Milia. La Regione Liguria ha infatti promosso e l’Unioncamere gestito l’edizione zero dell’”Osservatorio regionale del commercio”, previsto dal testo unico sul commercio, di cui oggi è stato presentato lo spaccato genovese.

“Nonostante la crisi, la flessione dei consumi e la stretta creditizia, la rete distributiva genovese tiene – commenta il presidente della Camera Paolo Odone- e tengono soprattutto gli esercizi di vicinato, rinforzati dall’esperienza dei consorzi di via (CIV) che con oltre 3mila aziende aderenti sono la vera forza trainante del commercio genovese. Sappiamo per esperienza che dove resiste il piccolo commercio è più facile mantenere qualità della vita, sicurezza e legalità. Dove invece il piccolo commercio non tiene, tutto diventa più difficile. La soluzione per le zone a rischio, come Sampierdarena o la Maddalena, per me resta quella delle zone franche urbane, “isole” in cui le nuove imprese possono insediarsi esentasse per i primi 5 anni, mantenendo uno sconto fiscale del 50% nei 5 anni successivi: il ministro Tremonti le aveva introdotte e poi lasciate sulla carta, ora speriamo che il Governo Monti ascolti la voce delle imprese”.

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