Economia

Disagio abitativo a Genova, 4 mila domande e solo 300 case popolari: molti rischiano di finire per strada

Genova. Le nuove scelte del governo relative all’assenza di finanziamenti finalizzati all’edilizia residenziale pubblica ed il sostegno all’affitto, peggioreranno le condizioni di disagio che una considerevole parte della popolazione genovese soffre. A lanciare l’allarme sono Sunia, Sicet e Uniat. Molte famiglie in grado di entrare nelle graduatorie per l’assegnazione di case di edilizia residenziale pubblica non presentano neanche più la domanda per sfiducia in una risposta positiva. Delle 4 mila domande presentate, infatti, solo circa 300 saranno soddisfatte

“Si è aperta una trattativa con il ministro delle Infrastrutture per capire cosa succederà in questo settore, ma il punto di partenza è che non ci sono investimenti e che per certi aspetti scompare anche il fondo che veniva utilizzato per il contributo all’affitto. Su questo noi dobbiamo riattivarci come sindacati, anche su Genova, dove esiste il progetto Agenzia Sociale per la casa, promosso dall’assessorato competente – spiega Antonio Molari, segretario Sunia – ma dobbiamo fare in modo di rilanciarlo, perché a Genova ci sono 25 mila appartamenti sfitti e bisogna capire il perché, ovvero se sono affittati in nero e se non sono in condizioni idonee per poter essere affittati”.

L’Agenzia Sociale per la casa si pone come intermediario tra offerta e richiesta per garantire il locatore anche nei casi di morosità incolpevole. “Le persone in difficoltà devono poter avere un alloggio a canone sociale – dichiara ancora Molari – ma per fare questo dobbiamo anche risolvere il problema di come gestire le situazioni, ovvero Arte deve saper svolgere anche un ruolo ispettivo per controllare la gestione del patrimonio pubblico”.

La cosa più assurda è la contrapposizione esistente in questo particolare momento storico. “Abbiamo un surplus di abitazioni, ma si pensa solo al mercato della vendita ed è invece scomparsa l’edilizia pubblica – spiega Stefano Salvetti, segretario Sicet – Le case popolari non vengono più finanziate e ora si vuole anche introduce l’Imu per l’edilizia pubblica, andando così a penalizzare ulteriormente i ceti deboli, come giovani e pensionati, che non possono riuscire a pagare un affitto a prezzi correnti. Per questo chiediamo anche alla Regione un restyling sulle politiche sociali, un riassetto dell’edilizia pubblica, perché la Liguria necessita di almeno 15 mila alloggi pubblici, di cui la metà a Genova. Il 22 chiuderà il prossimo bando, e su 4 mila domande, solo 300 appartamenti sono disponibili. La gente finisce per strada”.

Un forte allarme, quindi, quello lanciato dai sindacati. “Anche nell’edilizia pubblica c’è crisi economica, visto che abbiamo 7 milioni di morosità, in parte incolpevole, ma in altri casi da verificare – dichiara Antonio Donati, segretario Uniat – Proprio per la morosità incolpevole la Regione ha stanziato finanziamenti di circa 258 mila euro nel 2009 e di circa 143 mila nel 2010. Un forte decremento, quindi, che ci preoccupa molto”.

Uno dei problemi principali, secondo quanto spiega Donati, è che Arte punta soprattutto sull’edilizia agevolata e non su quella pubblica. “Vengono ristrutturati edifici e fabbriche, ma i canoni di questi seguono un bando particolare, cioè riservato a persone che hanno redditi minimi di 16 mila euro a massimi di 34 mila. Questo serve ad Arte per autotutelarsi – prosegue – In questo caso, infatti, gli affitti sono leggermente più bassi di quelli di mercato (dai 400 ai 700 euro), ma non certo paragonabili a quelli di edilizia popolare”.

Ecco la criticità. “Una parte della popolazione genovese viene esclusa automaticamente perché non può accedere a una casa popolare pur avendo i requisiti, ma non può permettersene una privata e neppure una a canone agevolato – conclude Donati – questa situazione va assolutamente risolta o molte persone finiranno davvero in mezzo a una strada”.

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