Cronaca

Dimissioni in bianco, i sindacati: “Colpite soprattutto le donne e il settore privato, cambiamo la legge”

dimissioni in bianco

Genova. “Le persone sono da sole e sotto costante minaccia”. Queste sono le parole di esordio della delegazione di donne che, in rappresentanza delle associazioni che hanno sostenuto l’appello per il ripristino della Legge 188, fra le quali Cgil, Cisl, Uil e il Comitato provinciale Se Non Ora Quando, si è recata in Prefettura per chiedere un intervento legislativo urgente contro il fenomeno delle dimissioni in bianco, ovvero la pratica, illegale, tesa ad obbligare i neoassunti a firmare una lettera di dimissioni priva di data, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di lavoro. Il fenomeno riguarda soprattutto le giovani donne, che vedono in pericolo il proprio lavoro in caso di gravidanza.

“Sono colpite particolarmente le giovani donne in caso di gravidanza, ma le dimissioni possono essere chieste anche a seguito di un grave infortunio, oppure per evitare che l’assunto vada ad occupare un ruolo sindacale – spiega Patrizia Bellotto, segretario confederale Cgil – In tutta questa fase di vacanza normativa non è che le persone siano rimaste da sole ad affrontare questo grave problema perché i sindacati hanno offerto loro la possibilità di difendersi, ma non tutti sono al corrente di quello che possono fare. Certo è che dobbiamo mettere in conto anche la mortificazione del lavoratore, che si sente solo e chiuso in gabbia”.

Centinaia, comunque, sono le segnalazioni arrivate ai sindacati durante questi mesi. “Attraverso una immediata segnalazione noi possiamo difendere i lavoratori nel caso le dimissioni vengano utilizzate in futuro, dimostrando che sono state estorte al momento della firma del contratto – prosegue Bellotto – le segnalazioni sono molte, per fortuna però, poi non sono moltissimi i casi in cui bisogna agire. Le dimissioni in bianco, quindi, rimangono spesso nel cassetto, magari perché non si sono presentati né infortuni né gravidanze. Comunque il clima di lavoro resta costantemente ricattatorio, visto che le dimissioni sono ferme nel cassetto del capo e pronte ad essere tirate fuori in qualsiasi momento”.

Il caso dei dipendenti Rai, che da dieci anni sono costretti a firmare le dimissioni in bianco in caso di malattia, infortunio e gravidanza, è emblematico. “A Genova il settore maggiormente colpito da questo fenomeno è quello delle piccole e medie imprese – spiega Lella Trotta, segretaria confederale della Uil – parliamo di studi di professionisti, ad esempio medici, avvocati e commercialisti”.

I sindacati spiegano infine che ci sono anche lavoratori dell’edilizia che non vengono fatti lavorare se prima non firmano la lettera di dimissioni in bianco ai datori di lavoro. Si chiedono le dimissioni, in pratica, per poter cessare il rapporto di lavoro quando un lavoratore non è più utile, scavalcando le pur minime tutele che esistono in quel settore.

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