Genova. Il decreto sulle liberalizzazione riguarda anche tariffe autostradali, benzinai, tariffe di gas e luce, farmacie, notai, saldi. E se a Genova, al contrario di quanto avverrà in molte altre città italiane, non è prevista l’apertura di nessuna nuova farmacia, la stessa cosa non si può dire per i benzinai, che sono molto preoccupati.
“Purtroppo, per effetto della manovra ‘salva Italia’ e degli aumenti regionali delle accise, assistiamo a una corsa continua, verso l’alto del prezzo dei carburanti – denunciano, in una nota congiunta, Aldo Datteri (presidente Faib Liguria) e Andrea Stefanelli (presidente Faib Toscana) – Una situazione che penalizza famiglie, imprese e prima di tutti gestori degli impianti, che avvertono una forte contrazione dei loro erogati”.
Il Faib ricorda che su 50 euro di benzina, meno di 1,50 euro va a finire nelle tasche dei benzinai. “Da oltre un anno abbiamo messo in campo una proposta di riforma del settore della distribuzione carburanti, finalizzata ad aprire il mercato, rompere i monopoli, aumentare la concorrenza e recare le condizioni per avere prezzi più bassi su tutta la rete – prosegue la nota – La soluzione, secondo la nostra associazione, non è infatti quella di aumentare i punti vendita ma di intervenire su una rete di distribuzione vecchia e di rompere un assetto oligopolistico della filiera petrolifera. Quello che Faib propone è una riforma e separazione della rete che elimini, almeno parzialmente, il vincolo di esclusiva nell’acquisto dei carburanti, anche per gli impianti con marchio, e non solo per le pompe bianche”.
“Una proposta di riforma di cui è stata promotrice la Faib, insieme a Confesercenti, Fegica Cisl e numerose associazioni dei consumatori. Inoltre più di un centinaio di parlamentari dei diversi gruppi politici hanno aderito al progetto e circa 600.000 cittadini lo hanno sottoscritto – concludono – Dispiace quindi che, oltre alla scontata contrarietà di Unione Petrolifera che legittimamente difende i propri interessi, sulla stessa posizione si ritrovi il presidente nazionale Figisc Luca Squeri. Una scelta che non fa gli interessi della categoria e che ignora le preoccupazioni ed i timori della quasi totalità dei gestori per il loro futuro, di fronte alla contrazione degli erogati e all’indifferenza delle compagnie petrolifere”.
Per quanto riguarda le farmacie, invece, a livello nazionale se ne avranno 2-3 mila in più sul territorio, da riservare ai farmacisti non titolari e a quelli che risiedono nelle zone disagiate (previste anche aperture di nuove farmacie in aeroporti, stazioni, alberghi, centri commerciali e aree di servizio). Genova, però, non sarà interessata da nessuna nuova apertura.
L’abbassamento del “quorum” consentirà infatti una maggiore capillarità di farmacie sul territorio: una ogni 3 mila abitanti, dice la bozza di decreto. Contro i 4 mila attuali per i Comuni sopra i 12.500 abitanti e 5 mila per quelli al di sotto.