Genova. Jeans, camicia e giacca blu: dimesso, dimagrito, con un paio di occhiali da vista dalla montatura scura che ne affilavano il volto. E’ apparso così Giovanni Antonio Rasero, nel primo giorno del processo d’appello presso la Corte d’Assise d’Appello di Genova. Il broker trentenne è condannato in primo grado a 26 anni di reclusione per l’omicidio del piccolo Alessandro Mathas, di 8 mesi, figlio della sua compagna occasionale, Katerina Mathas, 26 anni: Il piccolo fu ucciso la notte tra il 15 e 16 marzo 2010 in un residence di Nervi.
“Noi chiediamo l’assoluzione”, ha ribadito l’avvocato difensore Andrea Vernazza, di Genova. I legali hanno chiesto la parziale rinnovazione del dibattimento per sentire una testimonianza. Spunta infatti da parte della difesa un teste che “dice di non avere detto tutto”, spiega Vernazza. “Ci pare che in un processo così delicato, sia doveroso sentirlo”.
Novità arrivano anche dall’avvocato difensore Luigi Chiappero, del foro di Torino. “Il collega Chiappero – spiega l’avvocato Vernazza – ha fatto dei motivi nuovi, cioè aggiunti, ai quali ha allegato una consulenza tecnica del dottor Baretto, che è un medico legale di Torino, spesso anche designato dai giudici di Genova per questioni medico-legali, che esclude che le lesioni che l’accusa afferisce essere da bruciatura siano appunto da bruciatura, ed esclude che siano contestuali al momento della morte, ma precedenti. C’è quindi l’istanza dell’avvocato Chiappero, da me condivisa, di sentire questo medico legale, affinchè venga a spiegare il perchè è arrivato a queste conclusioni”.
A sostenere l’accusa c’è nuovamente il sostituto procuratore Marco Airoldi, che nel processo di primo grado aveva chiesto di condannare Rasero all’ergastolo. Una partenza col piede sinistro? “Non inficia niente, perchè è previsto dal codice di procedura penale che, ove se ne faccia richiesta, il procuratore generale possa usare anche in appello la presenza del pubblico ministero di primo grado. E’ un diritto di Airoldi fare appello”.
“Serve per dare l’immagine di una ricostruzione che secondo la difesa è assolutamente irrealistica e errata: il fatto che lo ribadisca in atto di appello non ci crea proprio nessun problema. Non vorrei dire che ci aiuta, perchè gli appelli dei pm non aiutano mai, però neque nocet, neque prodest, dicevano i romani”, conclude.
Per quanto riguarda la Mathas, a sua volta indagata per concorso nell’omicidio, sono aperti due fascicoli: uno per abbandono di minore aggravato dall’evento morte e l’altro per concorso in omicidio ma, per il momento, la Procura non ha inviato alcun avviso di conclusione indagini.
Presidente della Corte d’Assise d’Appello è Maria Rosaria d’Angelo. La pubblica accusa è sostenuta dal pg Luigi Cavadini Lenuzza.