Attenti ai finti sacchetti ecologici. E’ l’allarme lanciato dall’associazione ambientalista Fare Verde. Da qualche tempo una legge dello stato obbliga i negozianti a vendere i cosiddetti bio-shopper, in sostituzione delle tradizionali borse di plastica, estremamente inquinanti. I nuovi sacchetti, però, costano di più e qualcuno ha pensato di lucrare sul fatto, giocando sull’ancora poco chiara norma in vigore.
“Abbiamo accolto con piacere la nota del Ministero dell’Ambiente -ha detto Massimo De Maio, presidente dell’associazione- che ha smentito le voci di una possibile cancellazione della norma che vieta la commercializzazione di buste in plastica non biodegradabile. Ma non basta. Ora attendiamo la normativa che definisca i criteri di biodegradabilità in conformità con le norme europee, che prevedono la totale e completa biodegradabilità del sacchetto, in modo da poter esser utilizzato anche per la raccolta differenziata dell’umido”.
Tutto questo, appunto, per scongiurare qualsiasi inganno: “Non basta aggiungere -continua De Maio – un additivo alla plastica tradizionale per spacciare i sacchetti della spesa come biodegradabili. Eppure è quello che è accaduto in Italia con l’introduzione del divieto di commercializzazione dei sacchetti in polietilene: alcuni produttori hanno semplicemente aggiunto additivi alla vecchia plastica per fare in modo che si frantumi in piccolissimi pezzi. Questa non è biodegradabilità, è una presa in giro”.
Oltre ad essere una presa in giro, poi, il fatto costituisce un danno per l’ambiente: i finti sacchetti biodegradabili creano ancora più danni di quelli tradizionali. Un’ipotesi da scongiurare al più presto.