Dal Milleproroghe sparisce la norma che imponeva l’obbligo di utilizzare gli shopper ecologici e la decisione non manca di far nascere la polemica tra associazioni ambientaliste. FareAmbiente, Movimento ecologista europeo, plaude per bocca del suo presidente Vincenzo Pepe, con la “decisione del governo di togliere dal decreto Milleproroghe la norma che imponeva l’obbligo di utilizzare solo gli shopper cosiddetti ecologici, perché a mio avviso, sono tutto tranne che questo”, ma poi attacca la posizione di Legambiente, favorevole ai sacchetti biodegradabili.
“Mi stupisce – dice infatti il presidente di FareAmbiente – che una grande associazione ambientalista come Legambiente abbia invece preso una posizione assolutamente a favore di prodotti che utilizzano mais come materia prima sottraendo così immense coltivazioni all’alimentazione umana e animale”. “Legambiente sembra sostenere un ambientalismo a modo suo, – critica Pepe – ipotizzando tra l’altro oscuri interessi lobbistici. La verità è che non sono solo gli shopper a base di mais a essere biodegradabili, esistono anche appositi additivi certificati che aggiunti alla normale lavorazione degli shopper classici danno gli stessi risultati”.
Chiamata in causa Legambiente fa replicare il suo vice presidente, Stefano Ciafani “L’italia ha un nuovo primato internazionale, dopo quello relativo al bando dei sacchetti usa e getta tradizionali: gli unici ambientalisti favorevoli ai sacchetti di plastica. Non ci risulta infatti che esistano al mondo ambientalisti, veri o presunti, schierati a favore dell’uso dei sacchetti di plastica in polietilene, come quelli fatti con gli additivi chimici che sarebbero stati banditi con l’articolo del mille proroghe che poi è stato fatto sparire in modo subdolo da una ‘manina’ all’insaputa dei ministri Clini e Passera”.
Secondo Legambiente “l’alternativa delle bioplastiche è una grande innovazione che va conosciuta nei dettagli prima di dare giudizi sommari. Sostenere che la loro produzione affami il mondo perché toglie spazio alle colture alimentari vuole dire non conoscere il settore, che usa anche materiali vegetali di scarto che non avrebbero altri utilizzi. Affama il mondo, continua Legambiente, chi usa i terreni agricoli prima destinati ad uso alimentare per riconvertirli a produzioni alternative come quelle energetiche o industriali. Basta evitare questo grave errore e non si affama nessuno, anche perché ci sono molti terreni marginali, incolti o abbandonati, che possono essere utilizzati per queste nuove attività”.
Contraria alla soppressione della norma anche la ex ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ” Se il 31 dicembre dello scorso anno, l’unica notizia sull’Italia data dalla BBC era che il nostro era il primo paese plastic bag free, dice la Prestigiacomo, dopo 12 mesi la lobby dei plastificatori, che evidentemente ha agganci potenti all’interno dei ministeri, può esultare, in barba alla qualità dell’ambiente. La battaglia contro la dispersione dei sacchetti di plastica – che ha reso l’Italia protagonista in Europa e sta stimolando l’UE ad adottare una più rigida normativa comunitaria – ha subito una grave battuta d’arresto. Purtroppo quando cambiano i governi, come spesso accade, c’è chi ne approfitta per fare marcia indietro”.