Politica

Camera, negato l’arresto a Cosentino: le reazioni sul fronte genovese

nicola cosentino

Roma. Trecentonove deputati contrari e 298 favorevoli: la Camera, chiamata a votare a scrutinio segreto, ha negato la richiesta di arresto nei confronti del deputato Nicola Cosentino (Pdl). Determinanti sarebbero stati i sei voti dei parlamentari radicali. Le reazioni a caldo sul fronte nazionale vedono l’ex premier Silvio Berlusconi soddisfatto, il segretario Pd, Pierluigi Bersani chiedere conto alla Lega Nord, per i cui deputati il leader Bossi aveva dichiarato libertà di coscienza.

Bossi non ha partecipato al voto. Insieme al leader del Carroccio non hanno preso parte alla votazione il leghista Marco Maggione e 8 deputati del Pdl tra cui Jole Santelli, Antonio Martino, Giulio Tremonti. Nel Pd in 2 non hanno partecipato al voto: Beppe Fioroni e Giovanni Sanga, entrambi ricoverati in ospedale. Non hanno preso parte alla votazione anche i due responsabili Saverio Romano e Maria Grazia Siliquiini.

“I voti dei radicali sono sempre definiti determinanti – spiega il radicale ligure Alessandro Rosasco – ma non si dice mai che la nostra posizione era ben chiara da tempo: votare non sulla colpevolezza o meno di Cosentino, che sarà decisa dalla magistratura, ma sulla presenza di fumus persecutionis nei suoi confronti, condizione che secondo i nostri deputati esiste. In tutti i processi sui Casalesi non si è mai nominato l’esponente del Pdl se non a partire dal 2005, anno in cui ha iniziato ad avere un ruolo politico. Questo – sottolinea Rosasco – non significa che non vogliamo il processo, al contrario, vogliamo che si faccia e che soprattutto non vada in prescrizione come spesso accade”.

I commenti che stanno rimbalzando a raffica in rete rivelano però un atteggiamento di indignazione e netta distanza dal comportamento politico tenuto in Parlamento. “Non si votava per mandare Cosentino in carcere – ribadisce Rosasco – il compito del Parlamento è diverso, che questo sia un privilegio è un altro discorso, ma ci si deve attenere”.

Anche l’atteggiamento della Lega Nord ha suscitato più di una reazione fuori e dentro Montecitorio. “Il Parlamento di fatto si è spaccato a metà – commenta Edoardo Rixi, capogruppo del Carroccio in Regione – non vedo la vittoria di nessuno”. Il quadro secondo il consigliere era piuttosto confuso: “E’ uno dei pochi casi in cui la Lega ha lasciato libertà di coscienza, credo che la maggior parte dei deputati abbia votato per il sì, altri, di cui comprendo in parte le motivazioni, hanno optato per il no, perché il caso così come montato in Commissione Giustizia non garantiva che vi fossero a suo carico episodi rilevanti. Capisco anche le reazioni delle persone che sentono la politica privilegiata – conclude Rixi – ma andrebbe riformato l’istituto dell’autorizzazione a procedere”.

Amarezza invece per l’onorevole Pd, Sabina Rossa: “In parte ce lo aspettavamo – commenta uscita dall’aula – soprattutto dopo le ultime indicazioni dei partiti, e ancora di più dopo le dichiarazioni di voto. Le carte però erano chiare: le regole andrebbero applicate in maniera uguale a cittadini e a parlamentari. Così non è stato, possiamo anche discutere sull’istituto del carcere preventivo – ha detto poi con stoccata ai radicali – ma la legge dovrebbe comunque essere uguale per tutti”.

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