Genova. Si accendono luci sempre più inquietanti sulla vicenda della terribile alluvione che ha colpito il capoluogo ligure nello scorso mese di novembre. Il pubblico ministero Paola Calleri, infatti, ha aperto un fascicolo d’indagine relativo a possibili tangenti per assegnare appalti dei lavori del dopo alluvione.
Secondo le prime indiscrezioni sarebbero coinvolte 13 persone tra cui funzionari del Provveditorato alle opere di Liguria e Lombardia e imprenditori edili. L’accusa di questo primo troncone d’inchiesta è di corruzione, turbativa d’asta, falso e altri capi di vario titolo. Nell’elenco ci sono anche altri quattro funzionari, la cui posizione è al vaglio della Procura per il reato di abuso d’ufficio. Tra questi spicca il provveditore Francesco Erricchiello, già coinvolto precedentemente anche nell’affaire del “bagno d’oro” del Prefetto che, proprio oggi, dovrà valutare l’ammissibilità delle 16 offerte pervenute per l’aggiudicazione del secondo lotto di lavori di rifacimento della copertura del Bisagno.
Il sistema ipotizzato è quello di tangenti e favori in cambio di appalti: una vera e propria “cricca” che non fermava gli “affari” neppure davanti alla terribile devastazione che ha colpito Genova il 4 novembre. Anzi. Proprio in piena alluvione, quando il Ferreggiano era già esondato causando la morte di sei persone, secondo le intercettazioni, un funzionario del Provveditorato e l’imprenditore indagato per corruzione, nonostante il fiume d’acqua e la tragedia, si sarebbero incontrati per parlare presumibilmente di ciò che stava succendo in città, un evento che poteva trasformarsi in occasione per ottenere lavori di somma urgenza per il ripristino delle stesse aree alluvionate.
Un quadro agghiacciante, dunque, che in parte ricorda l’imprenditore campano Francesco Maria De Vito Piscicelli nel post terremoto dell’Aquila.