Economia

Pensioni, Uil: “Chiediamo equità al governo, i pensionati non possono fare altri sacrifici”

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Genova. Oggi in piazza De Ferrari la Uil affronta un argomento di grande attualità nell’ambito del convegno “Pensioni e previdenza nel pubblico impiego anomalie e disparità”.

“In merito alle decisione prese dal nuovo governo, se le anticipazioni stampa sono vere, non siamo d’accordo, in primis perché ci sembra assolutamente sbagliato bloccare la rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione. Se togliamo soldi a milioni di persone, infatti, non incentiviamo sicuramente la crescita – spiega il segretario Nazionale Uil, Domenico Proietti – Già oggi la nostra legislazione prevede che si vada in pensione a 67 anni e 5 mesi nel 2023 e oggi l’anzianità è a 41 anni e 3 mesi. Riteniamo che su questi temi ci voglia molta attenzione e calma e che soprattutto il governo non possa chiedere ai pensionati di fare ulteriori sacrifici”.

Secondo il segretario nazionale le soluzioni per uscire dalla crisi sono altre. “Bisogna intervenire riducendo costi della politica e introducendo una patrimoniale – conclude – E’ assolutamente indispensabile valorizzare il lavoro, diminuendo le tasse, perché altrimenti la crescita non ci sarà mai”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è Antonio Sanfilippo, responsabile nazionale Previdenza Uil. “Chiediamo al governo rigore, ma in equità e innanzitutto l’annullamento della legge 148, che prevede di pagare la liquidazione di alcuni soggetti per cui il rapporto lavorativo è cessato per dimissioni, licenziati e successive sostituzioni, dopo due anni dall’avvenuto evento – spiega – Questo è assurdo e noi possiamo cominciare a trattare solo su basi di equità, dove la persona colpita da un licenziamento non può ricevere la sua liquidazione, già pagata con un contributo, dopo un tempo così lungo”.

“Le ingiustizie nei confronti dei lavoratori devono essere eliminate – conclude – Mi auguro che il governo, essendo composto da tecnici e non politici, guardi al problema nella sua funzione strutturale, per una riforma equa in cui non siano penalizzate sempre le solite persone”.

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