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Natale, cenone e pranzo valgono 2,3 miliardi di euro: boom di prodotti locali

pandolce genovese

Liguria. Per il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, che 9 italiani su dieci hanno scelto di trascorrere a casa con parenti o amici, si è speso meno. Ma cibi e bevande valgono in ogni caso 2,3 miliardi di euro. E’ questo il bilancio stimato dalla Coldiretti che conferma come gli italiani non rinuncino all’appuntamento più tradizionale dell’anno per il quale in ogni caso la spesa è stata più contenuta (-18%) rispetto allo scorso anno.

A prevalere è stato il Made in Italy con meno caviale, ostriche, salmone e champagne e – sottolinea la Coldiretti – più bollito e pizze rustiche. Dal Natale 2011 esce rafforzata la tendenza alla riscoperta del legame con i prodotti del territorio che si è espressa a tavola nella preparazione delle ricette del passato: dai cappelletti in brodo della Romagna al cappone in Piemonte, dai canederli in Trentino alla minestra di cardi in Abruzzo, dalla brovada e muset con polenta in Friuli, alle scillatelle in Calabria, dal pandolce in Liguria al fristingo nelle Marche e le molte altre specialità presenti in tutte le Regioni italiane.

La maggioranza delle tavole sono state infatti imbandite con menù a base di prodotti o ingredienti nazionali con una spesa stimata – conclude la Coldiretti – in 850 milioni di euro per pesce e le carni compresi i salumi, 490 milioni di euro per spumante, vino e altre bevande, 400 milioni di euro per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 270 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca e 190 milioni di euro per formaggi e uova. Ma circa un quarto delle portate preparate, per un valore di oltre mezzo miliardo, non è stato consumato.

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