Genova. Il principio del codice civile per cui chi subisce un abuso da un pubblico ufficiale non deve essere punito, ha portato a un ribaltamento di sentenza per un uomo condannato in primo grado.
C. M, si trovava in un bar del centro storico e venne invitato da una vigilessa a spostare il motocarro che era in divieto di sosta. L’imputato riferì di aver rifiutato perché aveva bevuto e non poteva mettersi alla guida ma, poco dopo, decise di spostare il mezzo a spinta e nel compiere questa operazione urtò due motorini parcheggiati.
Nel compiere questa operazione urtò due motorini parcheggiati. La vigilessa gli chiese la patente ma C.M. rifiutò di esibirla, sostenendo che non era alla guida e l’unico documento che poteva mostrare era la carta d’identità. Poco dopo sul posto giunsero altri vigili urbani muniti di etilometro, esame al quale l’uomo si oppose. Secondo l’accusa, l’uomo minacciò di dar fuoco al motocarro e avrebbe estratto di tasca un coltello da cucina e un martelletto da muratore minacciando i vigili. Uno di questi rimase leggermente ferito.
L’uomo fu condannato in primo grado a 10 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale è stato assolto in Appello perché, secondo il codice penale, chi subisce un abuso da un pubblico ufficiale non deve essere punito così come ha sostenuto il legale dell’imputato.