D come Delneri, De Canio e Donadoni. I tre tecnici, allo stato attuale delle cose disoccupati di lusso, sono stati l’incubo di Malesani. A ogni suo passo falso, i loro nomi tornavano di moda. Fantasmi che si sono aggirati tra gli spogliatoi del Signorini fino al giorno dell’esonero del tecnico veronese. Preziosi, a loro ha pensato spesso; a dir la verità sin dalla prima giornata di campionato. Dopo il pari casalingo con l’Atalanta il presidente rossoblù non le aveva certo mandate a dire: “Chiedo all’allenatore di non farmi mia più assistere a un simile spettacolo; pretendo una squadra più cattiva”. Con i tre possibili sostituti Preziosi ha avuto diversi contatti, il telefono è diventato spesso rovente.
Tra tutte, dominava l’idea di portare sulla panchina rossoblù l’ex allenatore della Sampdoria Delneri. Il Genoa però non disponeva degli uomini giusti per il 4-4-2 tipico del tecnico di Aquileia, per giunta ancora legato da un contratto milionario alla Juventus. Intorno a De Canio e Donadoni regnava lo scetticismo più assoluto; le loro erano candidature di ripiego. Lo era stata anche la scelta di Malesani, avvenuta dopo mesi di corteggiamento a Delio Rossi.
E come Europa. È il vero obiettivo della società rossoblù. Si parla sempre di “parte sinistra della classifica” ma ormai non ci crede più nessuno. Più volte Preziosi ha ribadito di non essere interessato all’Europa League: costa troppa fatica e la rendita economica è minima. Il sogno è la Champions, inutile nascondersi dietro un dito. Qualcuno, ipnotizzato anche dei proclami del presidente rossoblù, a inizio stagione si era illuso che questo fosse l’anno buono. “È il Genoa più forte della mia gestione” diceva Preziosi, i tifosi lo hanno sentito ripetere all’infinito. C’è chi gli ha creduto, chi ha strabuzzato gli occhi.
Se nell’impresa non era riuscito lo stellare Grifone di Gasperini della stagione 2008/2009, difficile ci potesse riuscire quello dei giorni nostri. E ripensando a quello storico campionato, è impossibile non prendere ancora a testate il muro. Tra le fila rossoblù militava gente come Milito, Thiago Motta, Ferrari e Bocchetti: alla fine del girone d’andata il Genoa occupava la quarta piazza della classifica che significava Europa dei grandi. Purtroppo le ultime giornate di campionato furono un disastro e i titoli di coda dissero rossoblù al 5° posto: a rendere ancora più amara la pillola i 68 punti messi in cascina, gli stessi della Fiorentina; valsero i migliori risultati viola negli scontri diretti. Parola d’ordine, riprovarci. Nel frattempo, un posticino nell’Europa meno nobile non lo disdegnerebbe nessuno.
F come Foriclasse. Il Genoa targato 2011/12 ne annovera proprio pochini. Nel firmamento rossoblù brillano solo due stelle ma sono luminosissime. Per costanza di rendimento, sembra doveroso cominciare da Frey. Il portiere francese è sicuramente stato il botto più fragoroso sparato in esatte dalla società rossoblù. Il suo acquisto è stato più volte in bilico, colpa di un ingaggio pesante e di una serie di infortuni che lo avevano limitato nella precedente stagione alla Fiorentina. Rotti gli indugi, eccolo varcare le porte del Signorini di Pegli. Il feeling tra la piazza e il portiere è stato immediato, amore a prima vista. Il campo ha poi parlato chiaro. Se il Genoa ha 21 punti in classifica, grande merito va attribuito al guizzante guardiano dei pali francese. Parate straordinarie, colpi di reni di un vent’enne e riflessi da gatto. Lunga vita a Frey.
L’altro diamante della squadra è senza ombra di dubbio Palacio. Una gemma luminosa che stuzzica le fantasie di mezza Serie A. In estate le big hanno provato a strapparlo al Genoa ma Preziosi ha risposto picche. Respinte le offerte, è arrivato anche il rinnovo di contratto. Un’iniezione di fiducia che ha galvanizzato “El Trenza”. Dribbling, azioni e ubriacanti e gol, il marchio di fabbrica in questo primo scorcio di stagione. La Nord lo acclama ed è stata ripagata con 6 reti. E siamo solo all’inizio.