Genova. “Una catastrofe annunciata”, si chiude così l’annus horribilis di Amt. L’azienda del trasporto pubblico locale attende il 2012 a un passo dal baratro e con un disavanzo effettivo di 42 milioni di euro.
Un anno difficile, caratterizzato dall’avvicendamento tutto francese da Transdev a Ratp, seguito dall’abbandono definitivo del socio privato d’Oltralpe prima che scadesse il contratto. Successivamente, a giugno, non senza una sofferta trattativa, è arrivato il taglio di 1,5 km di linee e l’aumento dei biglietti a 1,50 euro.
In ultimo: un buco di bilancio da 15 milioni e la possibilità di una decurtazione di stipendi agli autisti. La riunione di mercoledì 28 ottobre ha infatti segnato una svolta negativa. L’amministratore delegato Paolo Cervetti ha annunciato che il bilancio del 2011 chiuderà con un passivo di 7 milioni di euro, e che, per il 2012, il contributo del Comune si ridurrà di 21 milioni, quello della Regione di 16, mentre al contrario i costi del gasolio e delle polizze assicurative aumenteranno di circa 5 milioni.
Da gennaio l’azienda potrà cioè contare su 160 milioni di euro invece che 190 come necessario. Mancano all’appello 30 milioni: 10 recuperabili con la vendita di patrimonio da parte del Comune e altri 5 da operazione interne. Per i restanti 15, secondo quanto paventato da Cervetti, si dovrà operare con un taglio del 15% sul costo del personale per due anni, fino cioè al 2013, l’anno in cui i conti secondo Amt dovrebbero tornare a posto, e che equivarebbero a una riduzione di oltre 500 euro mensili in busta paga per i lavoratori.
I sindacati hanno bollato la proposta come “inaccettabile”, e “assolutamente poco credibile visti i trascorsi”. Dell’accordo di sei mesi rimangono inevasi quasi tutti i punti, rendendo agli occhi delle organizzazioni sindacali, istituzioni e azienda inadempienti.
“In questi anni ci siamo più volte misurati con le ripercussioni derivanti della mancanza di risorse – spiega Ivano Bosco, segretario Camera del Lavoro di Genova – trattando su riduzioni di linee pur garantendo un adeguato livello di servizio, sottoscrivendo accordi che hanno salvaguardato le condizioni di vita, normative ed economiche per i lavoratori. Tutto ciò in assenza di una vera riforma del settore, senza che i numerosi tavoli di confronto facessero intravedere soluzioni definitive. Abbiamo anche fatto proposte concrete, come per esempio l’Azienda unica regionale dichiarando, ancora una volta, disponibilità ad intervenire sull’organizzazione del lavoro. Puntualmente – conclude – assistiamo, invece, a provocazioni che tentano di scaricare solo sui lavoratori, sui cittadini e sulle tariffe, i costi di ristrutturazione del servizio”.
Dalle stesse organizzazioni sindacali è partita una lettera per richiedere un incontro urgente a istituzioni e azienda. Oggi, la risposta: le parti si incontreranno in un vertice congiunto giovedì 5 gennaio in Comune. Inoltre, è stata inoltrata la procedura per la proclamazione dello sciopero indetto per martedì 17 gennaio.
“Sarà l’occasione per capire le reali posizioni del Comune – commenta Antonio Cannavacciuolo, UilTrasporti – se le parole di Cervetti saranno confermate, si aprirà un pericoloso conflitto sociale in città. Siamo alle prese con una situazione già incandescente, sarebbe meglio evitare le sparate, ma al contrario ragionare nelle sedi opportune e con tutte le parti coinvolte”. La corda, per le organizzazioni sindacali, non va tirata troppo. Il rischio paralisi, in caso passasse l’ultima linea, è concreto, l’aumento delle tariffe anche. Se, come riferito, il Comune diminuirà i fondi per la socialità, per il rimborso delle tariffe sui cittadini in difficoltà, Amt sarà costretta a compensare il mancato introito con un conseguente aumento.