Sampdoria e Garrone: una storia d’amore che non funziona più

Riccardo Garrone

Genova. Sembrava una meravigliosa storia d’amore ed ora rischia di tramutarsi in un incubo. Riccardo Garrone, classe 1936, una laurea in chimica industriale e proprietario del colosso petrolifero Erg, fa la sua comparsa nel mondo del calcio nel febbraio 2003. Quindicesimo presidente, rileva l’Unione Cacio Sampdoria dalla famiglia Mantovani, che da tempo, rottosi il feeling con la tifoseria, cercava di cederla. E’ accolto come un salvatore e promette l’immediato ritorno nel calcio che conta, ma trova un ambiente sfiduciato ed una squadra che si dibatte ormai da anni e senza risultati apprezzabili in serie B.

La magia, però, gli riesce e non è di quelle da poco. Là dove anche l’indimenticato Paolo Mantovani si era dovuto arrendere, Garrone trova la A alla prima stagione. E’ un successo che vede protagonisti l’allenatore Walter Novellino ed il direttore sportivo Beppe Marotta, ma anche Volpi, Bazzani (16 reti), Gasbarroni, Palombo, tutti arrivati quell’anno, ed il fantasista Francesco Flachi. La serie A si rivela dolce nel 2003-2004: grazie a Flachi e Bazzani (11 e 16 gol) la Samp arriva ottava e sfiora la Coppa Uefa. Fino al 2006-2007 saranno gli anni di Walter Novellino: scelte di mercato oculate e quasi sempre azzeccate ed un gruppo che lavora con serenità. Dopo la Uefa, la qualificazione Champions, la vittoria in Intertoto e campionati con un pò di infortuni e qualche episodio sfortunato. Una gestione comunque sempre ottimale con il grande colpo Quagliarella, bomber inaspettato.Nel 2007 Novellino lascia dopo cinque stagioni ed arriva Walter Mazzarri, ma soprattutto, grazie ad una spettacolare operazione di mercato, Antonio Cassano.

Quella tra i tifosi blucerchiati e Cassano non è una storia idilliaca, è combattuta. Difficile. Aggrovigliata. Quella tra Riccardo Garrone e il barese invece lo è, totalmente. Cassano di giorno in giornosembra diventare più mansueto e maturo. E’ proprio Garrone a impedire la sua cessione a Firenze. Nel gennaio 2009 alla corte Delneri, con un impegno economico non trascurabile da parte della famiglia, arriva anche Giampaolo Pazzini.

Lecito sognare. Le vittorie arrivano, la crescita è costante, so cemtra la Champions e si vede Riccardo Garrone che va sotto la sud festante. In estate però, la prima incrinatura, va via lo stratega Beppe Marotta e si porta con sè alla Juve l’allenatore di Aquilea.

La stagione comincia con la sconfitta nel doppio turno preliminare contro il Werder Brema, in panchina Mimmo De Carlo. Poi i giorni assurdi dell’autunno di un anno fa. La lite furibonda tra Cassano e il patron proprio perché il barese non voleva andare a ritirare il premio che proprio ieri è stato consegnato a Angelo Palombo. Cassano messo fuori rosa. Da lì a poco anche Pazzini va via, destinazione Milano, sponda Inter. Sulla cessione di Pazzini la società non ha mai fornito delle versioni definitive.

Si sfalda qualcosa. il giocattolo sembra rotto. La squadra in campo dà l’anima ma non basta. La società si allontana. Riccardo sembra sempre più distante. Arriva, come una manna inaspettata da (quasi) tutti, la serie B. Edoardo Garrone prende la situazione in mano, cambia staff tecnico e dirigenza affidandosi a Pasquale Sensibile. I denari però investiti non sembrano abbastanza, l’unico grande colpo resta il portiere della nazionale argentina Sergio Romero.

Ieri Garrone ha tuonato: “Sono i giocatori ad essere sotto accusa”. Sensibile ha scaricato Gianluca Atzori e preso Beppe Iachini, ma allo stesso tempo si è assunto delle responsabilità. Sul banco degli imputati ormai sono comparsi tutti: dirigenza, allenatori, giocatori. Qualche tifoso però storce il naso e immagina che sul quel banco dovrebbe esserci anche la proprietà.

 

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