Economia

La crisi globale a Genova: il paradosso Alcatel-Lucent

alcatel

Genova. La crisi economica globale non si manifesta solo nelle quotidiane e vertiginose fluttuazioni del mercato finanziario, ma anche in quelle del mercato reale comprendendo la domanda e l’offerta delle merce e logicamente quella dei posti di lavoratori che quei beni producono: cos’altro è la questione Fincantieri di Sestri se non quella della mancanza di commesse in un mercato che da una parte è molto competitivo a livello globale, ma dall’altra ha ridotto di molto la domanda.

Se la crisi di Fincantieri però coinvolge anche la politica, le scelte sbagliate di pianificazione industriale, quella del centro d’eccellenza d’Alcatel-Lucent di Genova più che l’effetto della crisi appare un suo paradosso.

Banalmente: Alcatel-Lucent, come noto, è un’impresa globale (una multinazionale insomma) che ha sede a Parigi e produce software e hardware. Tra le sue sedi italiane, oltre a Vimercate, Rieti, Trieste anche Genova. Il centro di Genova è un inno alla new economy: giovane (età media 36 anni), produttivo (10 brevetti depositati), capacità di innovazione (nel 2007 un prodotto qui ideato ha ottenuto il Light-reading “Best Product”, una specie di oscar della tecnologia).

Nato nel marzo del 2005 e’ composto da 62 ingegneri (33 dipendenti e 29 consulenti), il nucleo originale del gruppo proviene dall’organico delle aziende High-Tech del capoluogo ligure ed e’ stato selezionato tra i migliori candidati disponibili. Insomma Alcatel qualche anno fa decise di venire a Genova, “comprare” i migliori giovani e i migliori talenti per fare una squadra vincente. Poi, considerato che la squadra funzionava, hanno coltivato anche un buon vivaio in casa, formando giovani di talento.

La crisi avanza, erode guadagni e quello che decide Alcatel-Lucent  – attanagliata dalla crisi – è stato prima cedere Bari e adesso voler chiudere Genova. Una scelta di politica industriale forse obbligata, su cui è difficile discutere, ma che appare paradossale: se le più diffuse ricette della crisi parlano infatti di ricerca e giovani, qui si va nella direzione opposta.

“Noi stiamo provando a spiegare all’azienda che è una sciocchezza”, ha detto Antonio Caminito della Fiom Liguria. I sindacati ieri hanno incassato l’impegno del Consiglio comunale a difendere il centro, martedì andranno a parlare con i capigruppo della Regione, poi vogliono parlare con l’amministratore delegato direttamente a Roma, considerato appunto che Alcatel ha diversi presidi in Italia.

E’ possibile anche che questa non sia una sciocchezza, insomma che Alcatel-Lucent abbia buone ragioni di politica industriale per liberarsi del centro genovese, ma è sicuro che questa situazione si presenti nella città di Genova, già così tanto colpita dalla crisi, appaia un paradosso.

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