Cronaca

Genova alluvione, Cristian Silvestri: “Finito un incubo”

alluvione genova 2011

Genova. E’ finito un incubo per Cristian Silvestri, il 21enne dato per “disperso” e poi “tra i morti” nell’alluvione di Genova. “Sono vivo”, ha subito scritto su Facebook, ma solo dopo aver chiamato la nonna per rassicurarla. Cristian è un sopravvissuto, in realtà.

Colpito dal fiume impazzito in via Fereggiano, è riuscito a salvarsi entrando in un portone. Poi, ha aiutato due ragazzi a trascinare via dall’acqua altre persone. “E’ stato brutto, brutto davvero leggere il proprio nome tra i morti, la cosa più brutta di quella giornata”, ripete.

“Quando il torrente è esondato – ricorda – mi sono trovato all’improvviso con l’acqua all’altezza del petto. Appena è arrivata l’onda sono caduto come un fuscello nel fiume. Ero accanto a una signora e insieme ci siamo rifugiati in un portone”. Fuori è un inferno: Cristian riesce a pigiare il tasto ‘chiamate’ del suo cellulare e a parlare con la nonna. La rassicura, ma non riesce neppure a completare la frase perché la comunicazione si interrompe. E’ black out. I cellulari non funzionano, le luci si sono spente. Si sentono solo i boati delle auto che cozzano le une contro le altre, che si schiantano contro i muri. E, poi, le urla, le invocazioni di aiuto, sirene in lontananza.

“Davanti a noi molte persone venivano trascinate via con una violenza terribile”. Cristian, appena può, si getta fuori e raggiunge due ragazzi che stanno già cercando di afferrare una donna, rimasta incastrata. La liberano e poi ‘nuotano’ più lontano per aiutare una giovane con un bambino. “Quando le notizie dei morti hanno cominciato a circolare – racconta – ho sentito che si stava cercando un ragazzo. Non ho sentito nomi”. Solo in seguito, una volta a casa con i genitori, Cristian vede sul sito di un quotidiano il suo nome: prima disperso e poi dato per morto. Fortunatamente, dice sorridendo questo bel ragazzo con i riccioli castani e uno sguardo dolce, “quando ho visto quelle notizie era sera, fortunatamente ero a casa”.

Facebook è già “impazzito”, messaggi di dolore, incredulità, amici che lo piangono altri che non si arrendono, non ci credono. E’ ancora Facebook a consentire a Cristian di “farsi vivo” nella comunità degli internauti e rassicurare gli amici. Una sensazione orribile vedere il proprio nome accanto alla parola “morto”, un’angoscia forse ancora più profonda di quella provata nel momento del pericolo, quando però è l’istinto di sopravvivenza che ti fa muovere, correre, resistere alla paura e alla disperazione. Cristian non si stacca dal computer per ore, scrive, racconta, una sorta di “rinascita” la sua, di ritorno alla vita nell’abbraccio virtuale della comunità del social network.

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