Cronaca

Eurocities, l’appello di Renzo Piano agli architetti europei: “Costruire sul costruito”

bigo

Genova. Ieri sera è cominciata Eurocities, la tre giorni di discussione sul futuro e il presente delle nostre città. Kermesse intensa, importante e produttiva che torna in Italia dopo ventanni e lo ha fatto proprio a Genova.

In un contesto in cui architetti e urbanisti discutono i loro progetti, non poteva mancare a Genova Renzo Piano, che stamattina ha aperto l’assemblea.

“Le città del futuro o cresceranno “per implosione”, o sarà un disastro”, questo l’appello che l’architetto genovese. E’ tempo ormai di “costruire sul costruito”, di riqualificare l’esistente, di non consumare più suolo. Piano si è rivolto in questi termini agli urbanisti europei presenti oggi ai Magazzini del Cotone, durante l’assemblea della associazione che vede insieme 140 grandi città di 36 Paesi europei.

“Qui c’é un motto valido per l’Europa: a Genova non si spreca niente” ha detto Piano nella sua relazione titolata “Planning for People” davanti a 400 delegati dell’urbanistica europea. “L’idea antica, che non si butta via niente, deriva dal fatto che Genova è una città stretta tra monti e mare, dove non c’é spazio da sprecare. Ha a che fare con l’idea di parsimonia, non con quella di avarizia. Non sprecare spazi è una grande qualità”. Per questo Piano si sente di rivolgere questo appello: “Costruire sul costruito”.

“Genova è una città stretta tra monti troppo alti e mari troppo profondi, una città che ha sempre trovato la sua forza altrove. Lavorare per lo sviluppo urbano di una città di mare è sempre più difficile”. Secondo l’architetto, Genova ha avuto “il coraggio di dire stop al consumo della costa”. Deve diventare un modello per l’urbanistica europea. Ispirato a questo principio genovese: “parsimonia (del suolo), mai avarizia”. “Le città europee non devono più crescere per esplosione urbana, ma implosione” ha detto Piano. “Non possono continuare a mangiare territorio, non possono continuare a esplodere”.

Per questo l’architetto genovese ha impostato ai magazzini del Cotone tutta la sua relazione su questo appello agli urbanisti del mondo: ‘Costruire sul costruito’. “L’esplosione delle città è già avvenuta nel Dopoguerra – ha detto nella sua relazione, intitolata ‘Planning for the Pepople’ -. Siamo nel secolo nuovo, è evidente che non si può continuare a costruire nuove periferie, spesso desolate e con costi sociali enormi”. “Bisogna smetterla con la tendenza di costruire sul mare. Certamente lo sviluppo del porto va salvaguardato, ma ci sono due modi di far crescere una città: il primo è sostenibile, cioé per implosione, costruendo sul costruito, il secondo è insostenibile, cioé per esplosione”.

“Lo sviluppo delle città per implosione – ha concluso – è l’unico modo per evitare di costruire nuove periferie, che sono la scommessa del futuro. O riusciamo a trasformare le periferie in luoghi europei o sarà un disastro”.

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