Politica

Sanità, lettera aperta dei sindacati: “Politica regionale debole, serve serio confronto”

manifestazione sanità

Regione. “I continui rinvii all’apertura del confronto con le organizzazioni sindacali sulle problematiche degli assetti strutturali, fanno pagare ai lavoratori e ai cittadini il prezzo di politiche regionali deboli e non in grado di superare le inefficienze del servizio sanitario”, inizia così l’affondo dei sindacati nei confronti della politica regionale in materia di sanità.

“Questo si inquadra in una riduzione del fondo sanitario operato in base ai tagli previsti dal Patto di Stabilità e dalle successive manovre economiche – si legge in una lettera aperta inviata all’assessore della Sanità Claudio Montaldo e al presidente Claudio Burlando – Proprio per questo sarebbe necessaria una fase di condivisione delle scelte attraverso l’apertura di un confronto con le parti sociali finalizzato alla ricerca di basi comuni per operare difficili scelte del caso. A fronte di questa esigenza, non procrastinabile, ci si ritrova troppo spesso a discutere con l’assessorato a scelte già avvenute. Eclatante l’aumento dei ticket deciso il 5 agosto scorso dalla Giunta e discusso con l’Assessore Montaldo solo il 4 ottobre”.

E ancora: “Il lunghissimo rinvio dell’incontro del 7 ottobre (spostato al 18) che avrebbe dovuto aprire il confronto sui temi relativi alla riorganizzazione delle componenti organizzative complesse cliniche, amministrative, tecniche e professionali delle Asl, Enti ed Istituti del Ssr, applicando concretamente la Delibera Regionale di agosto, rappresenta bene la difficoltà di governo politico e tecnico della sanità nella nostra regione.

Da settimane, le Direzioni Generali di diverse Aziende liguri anticipano attraverso gli organi di stampa pesanti ridimensionamenti di strutture e servizi, alcuni già attuati, incidendo pesantemente sulla vita dei cittadini e dei lavoratori in termini di servizi e occupazione, per cui è inaccettabile che l’Assessorato regionale alla salute non abbia in mano un’idea dello stato dell’arte dei singoli territori.

La sensazione è che mentre la Regione Liguria da un lato elabora una programmazione che dovrebbe incidere su concrete riorganizzazioni strutturali, dall’altro consenta alle Direzioni Aziendali iniziative poco chiare e trasparenti, al fine di tagliare quotidianamente i rami più deboli, rinunciando ad incidere sui nodi veri.

Gli esempi secondo i sindacati non mancano: “l’introduzione dei ticket per i malati cronici, l’annunciato taglio dei posti di residenzialità territoriale per anziani e disabili, il blocco degli interventi chirurgici fino a dicembre nell’ASL 2, la risoluzione dei rapporti di lavoro interinali, le voci allarmistiche riguardanti la mancanza di risorse per stipendi e tredicesime, mentre i fornitori ormai minacciano il blocco delle forniture, l’annunciata vendita di ulteriori quote di patrimonio pubblico.

Tali operazioni, se completamente attuate metteranno a forte rischio la tenuta del sistema e la garanzia della continuità assistenziale per i cittadini. Inoltre vi saranno forti ricadute sui livelli occupazionali, a partire dalle fasce di lavoratori meno protetti come chi opera nel settore socio-sanitario in gestione profit e no profit e gli operatori con rapporti di lavoro precario.

Ci rendiamo conto delle grandi difficoltà a mantenere in equilibrio il sistema nella difficile fase recessiva che stiamo vivendo – scrivono congiuntamente Giulia Stella, Cristina Balsano, Lella Trotta Cgil Cisl Uil Liguria – coniugata a politiche del Governo nazionale tese a ridimensionare il Sistema Sanitario Pubblico. Crediamo però che gli obiettivi da perseguire non possano essere quelli strettamente congiunturali, ma si debbano portare avanti con coraggio e determinazione processi strutturali soprattutto nel superamento delle ridondanze del sistema e un suo riposizionamento più consono ai bisogni dei cittadini, come ormai da anni andiamo proponendo.

Ciò – concludono – può essere realizzato solo attraverso un serio confronto, che assuma come obbiettivo l’interesse generale, rifuggendo da spinte campanilistiche e interessi particolari non più sostenibili. In caso contrario le nostre iniziative saranno forti ed evidenti”.

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