Genova. “Poste Italiane ha vinto un’incredibile scommessa: dal rischio bancarotta è passata a essere un’impresa seria inserita dignitosamente sul mercato. Quello che però è strano è che mentre il lavoro produce la ricchezza che fa conseguire all’azienda nove utili di bilancio consecutivi questa stessa ricchezza non viene distribuita equamente, anzi. Si mortificano i tantissimi che hanno contribuito a generarla, e si privilegiano i pochissimi”. Il duro j’accuse è di Ciro Amicone, segretario generale Uil poste, oggi in assemblea con i lavoratori di via Dante 4 a Genova. Dopo la protesta dei giorni scorsi oggi è infatti il giorno delle rivendicazioni sindacali. Ma sotto il fuoco della Uil non cade solo l’azienda: al centro del mirino c’è anche e soprattutto la Cgil, un sindacato che secondo Amicone di solito fa della lotta dura il suo marchio e che invece questa volta ha firmato “un accordicchio”.
“Hanno sottoscritto un accordicchio di basso profilo che mortifica le persone – è l’accusa del segretario generale Uil – mentre il modello calssico vede da un lato i così detti sindacati moderati che puntano al dialogo, e dall’altro un sindacato antagonista, la Cgil, che privilegia iniziative di lotta, in Poste Italiane paradossalmente, questo schema si è capovolto”. L’iniziativa di lotta è dunque promossa da Cisl, Uil, Ugl, “mentre gli altri sindacati, Cgil compresa, si accontentano noi non lo facciamo, perché – continua Amicone – se un’azienda produce un utile frutto del sacrificio di migliaia di lavoratori, noi rivendichiamo un’equa distribuzione della ricchezza, non un semplice piatto di lenticchie”.
Lo stato di agitazione prosegue con lo sciopero delle prescrizioni straordinarie prescrittive “così si ferma tutto – conclude il sindacalista – ricordando che stiamo lottando per offrire il nostro contrinbuto al raggiungimento di servizi di qualità, con una protesta non contro ma a favore dei cittadini”.