A oggi un miliardo di persone sulla Terra non ha cibo a sufficienza e si stima che entro il 2050 il nostro pianeta dovrà sfamare più di nove miliardi di esseri umani. Nel frattempo, le attuali modalità di coltivazioni agricole sono tra le più grandi minacce per l’ambiente globale. Questo significa che se non vengono sviluppate pratiche più sostenibili, il pianeta sarà ancora meno in grado di quanto non lo sia già oggi, di sfamare la sua popolazione. Un team di ricercatori provenienti da Canada, Stati Uniti, Svezia e Germania, ha messo a punto un piano per raddoppiare la produzione alimentare mondiale, riducendo l’impatto ambientale dell’agricoltura.
Le loro scoperte sono state recentemente pubblicate sulla rivista Nature. La ricerca, finanziata da Nasa, Nsf e Nserc, combina le informazioni raccolte dai registri delle colture e le immagini satellitari di tutto il mondo e propone nuovi modelli di sistemi agricoli con un impatto ambientale ridotto. Il professor Navin Ramankutty, docente di geografia presso l’università McGill di Montreal (Canada), uno dei team leader dello studio, ha coordinato l’attività degli scienziati riuscendo ad arrivare ad un risultato univoco e coerente. “Molti altri studiosi hanno proposto soluzioni a problemi globali alimentari ed ambientali, ha detto Ramankutty, ma queste erano spesso frammentate e riguardavano solo un aspetto del problema.
Ora, per la prima volta tutti i dati sono stati riuniti sotto un unico quadro di riferimento che ci ha permesso di avere una chiara visione del problema. Questo rende più facile formulare ipotesi per proporre delle soluzioni concrete”.
Il team ha quindi presentato un piano in cinque punti con l’ambizioso obiettivo di affrontare e risolvere il problema della fame nel mondo proteggendo al tempo stesso il pianeta: 1) Arrestare l’espansione dei terreni agricoli e il disboscamento a fini agricoli, in particolare nella foresta tropicale. Un obiettivo che può essere raggiunto grazie ad incentivi economici, dal pagamento per i servizi ecosistemici, alla certificazione e l’ecoturismo. 2) Migliorare le rese agricole. Molte regioni agricole in Africa, America Latina ed Europa orientale non sfruttano fino in fondo il loro potenziale. Migliorando l’uso delle varietà di colture esistenti, dalla gestione alla genetica, potrebbe aumentare la produzione attuale di alimenti quasi del 60 per cento. 3) Gestione strategica delle colture. L’uso corrente di acqua, nutrienti e agenti chimici per l’agricoltura soffre di quello che il team di ricerca chiama “‘Problema Goldilocks”: troppo in alcuni punti, troppo poco in altri, raramente nella quantità giusta. Il riallocamento strategico delle colture potrebbe notevolmente incrementarne la resa. 4) Utilizzare aree fertili per il pascolo o per coltivazioni destinate alla produzione di biorcarburanti provoca grandi sprechi. Ottimizzare la produzione per uso esclusivamente alimentare umano potrebbe aumentare le calorie prodotte per persona del 50%. E vantaggi se ne trarrebbero anche dallo spostamento delle coltivazioni non alimentari da quelle destinate ad uso mano, diminuendo i rischi delle contaminazioni agricole. 5) Riduzione degli sprechi. Un terzo del cibo prodotto dalle aziende agricole finisce scartato, perché ha dei ”difetti” o perché viene intaccato dai parassiti. Eliminare gli sprechi che si verificano nel percorso che il cibo fa dal campo al consumo potrebbe aumentare la disponibilità di cibo del 50%.