Regione.La sanità pubblica della nostra regione sta vivendo momenti drammatici, ed il primo responsabile è certamente il Governo che ha tagliato, con la manovra, 7 miliardi di euro alla sanità con l’evidente disegno di indebolire il pubblico per poter poi affermare nei prossimi anni che è inefficiente e che bisogna dare i soldi alla sanità privata, quando già oggi il nostro paese è in Europa quello che investe di meno nella sanità pubblica”.
Prima dell’estate abbiamo approvato l’ennesima razionalizzazione della rete e dell’offerta ospedaliera tagliando ben 50 strutture cliniche complesse e primariati, ed altrettanti tagli dovranno fare le direzioni delle 5 Asl liguri per quanto riguarda le strutture complesse non cliniche (servizi amministrativi e tecnici); la riorganizzazione odierna della rete regionale di cura e assistenza fa seguito a quelle del 2006, del 2008 e del 2010: chiusure di ospedali, riduzioni di personale, riduzioni di servizi, tutto per rientrare nei parametri normativi previsti dall’Intesa Stato-Regioni del 2005 e dal Patto della salute 2010-2012”.
La Sinistra aveva richiesto ed ottenuto – dichiarano Alessandro Benzi, capo Gruppo della FdS e Matteo Rossi, capogruppo di Sel – di stralciare dalla riorganizzazione della rete ospedaliera dello scorso Agosto la parte che riguardava l’emergenza, perchè riteneva necessario un confronto approfondito in maggioranza per concordare un riassetto in grado di dare risposte credibili ai tanti disservizi dei pronto soccorso patiti dai cittadini genovesi.
La situazione della rete di emergenza cittadina è al collasso (come dimostrano le cronache di quest’anno), motivo per cui è necessario predisporre un piano per il suo potenziamento; e bisogna potenziare anche la medicina di base ed i servizi territoriali per assicurare una credibile alternativa a tutti quei cittadini che oggi sono costretti a rivolgersi alle strutture dei Pronto Soccorso. “Non possiamo far pagare il prezzo dei disservizi della sanità pubblica alle fasce sociali più deboli”.
“Non sappiamo cosa abbia già deciso la Giunta – continuano Benzi e Rossi – ma la settimana prossima inizierà la discussione in maggioranza con l’Assessore Montaldo sulla rete dell’emergenza ed in quella sede ribadiremo che non siamo disponibili a votare la cancellazione del pronto soccorso di Sestri Ponente ed il suo declassamento a punto di primo intervento (aperto 12 ore al giorno) in assenza di credibili alternative per i cittadini di Sestri e dell’intera città“.
Certamente rappresenta un rischio per i cittadini rivolgersi a strutture di emergenza che non hanno tutte le specialità (soprattutto la rianimazione, come a Sestri), ma il Padre Antero ha fatto nel 2010 oltre 23.000 accessi, un numero maggiore di quelli dell’ospedale di Voltri e quasi la metà di quelli di Villa Scassi: come si fa a pensare di poter chiudere senza potenziare i pronto di Villa Scassi, Voltri, Galliera e S.Martino, aumentando il personale, i posti letto negli ospedali e modificando l’organizzazione in modo da assicurare risposte efficaci ai cittadini ed in tempi ragionevoli?
Già oggi capita spesso che i malati aspettino su una barella anche un giorno intero prima di essere ricoverati: non è accettabile, stiamo tornando indietro nel tempo ad una sanità dell’emergenza da anni cinquanta. Condividiamo le preoccupazioni espresse dal dr. Cremonesi, primario del Galliera: la chiusura di un pronto soccorso ed il potenziamento di altri devono essere fatte in contemporanea!
Ancora una volta i cittadini del ponente genovese, che negli ultimi 20 anni hanno visto collocare sul loro territorio tutte le servitu’ della città (industrie inquinanti, petrolchimico, porto petroli, riempimenti portuali, impianti di smantellamento rifiuti) ed in prospettiva ne avranno altre (terzo valico, gronda , gassificatore) vengono penalizzati anche nei servizi pubblici e nel loro diritto alla salute. La chiusura del pronto soccorso del Padre Antero rappresenta l’ennesimo taglio di un servizio sanitario utile al territorio, mentre le strutture sanitarie rimaste sono sempre più fatiscenti ed inefficienti e le risorse che sono disponibili per nuovi interventi di edilizia sanitaria vengono dirottati nel centro città (Carignano) per costruire un nuovo ospedale che andrebbe invece fatto nel Ponente.