Genova. Secondo i dati dello studio che annualmente la fondazione Utilitatis realizza, fotografando lo stato delle risorse idriche in Italia dal punto di vista delle risorse, delle infrastrutture e delle gestioni, il fabbisogno di investimenti è arrivato a 66,2 miliardi da spendere nei prossimi 30 anni per investire in particolare in fognature e depurazione (la maggior parte dei quali nel nord-ovest del paese); di questi solo il 10,5% sarebbe coperto da finanziamenti pubblici.
A fronte di questo quadro, l’Italia ha le tariffe tra le più basse d’Europa: una famiglia italiana spende in media 194,8 euro all’anno, contro i 1003,5 euro di una famiglia danese e i circa 570 euro di Austria, Gran Bretagna e Francia (tabella internazionale espressa in dollari).
Mediamente le famiglie italiane spendono 23,6 euro al mese per il ciclo idrico (in bolletta ci sono acquedotto, fognatura, depurazione), contro 25 euro mese che si spendono per i tabacchi, 128,7 euro/mese per il tempo libero e la cultura, 148,8 euro per l’energia e ben 423,4 euro mese per i trasporti. L’incidenza delle bollette sulla spesa familiare è in sostanza dello 0,8%.
“Alla manovra si chiede di essere un volano per lo sviluppo. Nel settore idrico ci sarebbero da investire 66 miliardi di euro che non graverebbero sul bilancio dello Stato e sarebbero un formidabile strumento anticiclico per l’occupazione e lo sviluppo”. Lo ha detto Mauro D’Ascenzi, vicepresidente di Federutility, al Festival dell’Acqua di Genova (4-10 settembre) commenta così i primi dati della nuova edizione del “Blue Book”, che verrà presentato in versione completa nel mese di ottobre, nell’ambito del convegno “i soldi nell’acqua”. “Invece siamo in una situazione di incertezza normativa – conclude D’Ascenzi – con la spada di Damocle delle multe UE per i ritardi che abbiamo nella costruzione di depuratori e con i servizi pubblici locali penalizzati dalla manovra economica”.