Cronaca

I dettagli sull’operazione Oasi: la cellula genovese, le intercettazioni e i transfrontalieri

droga - hashish - carabinieri - spaccio

Genova. Da questa mattina abbiamo dato notizia dell’arresto di tre uomini – Altic Safet, Salvatore Occhioni e Anes Fatahovic – ultimi nomi di una sfilza di arresti nell’ambito di un’operazione lunga e complessa chiamata Oasi.

Questa operazione si è indirizzata su tre livelli coinvolgendo tre diversi gruppi criminali: un grupppo maghrebino che operava soprattutto nel milanese, un altro slavo con base a Genova e infine un gruppo composto da solo genovesi. I primi importavano in Italia hashish, i secondi cocaina. Entrambi i gruppi poi giravano a loro volta ai “genovesi” la droga.

Operazione complessa, si diceva, che è stato condotta con il fondamentale utilizzo di intercettazioni (quasi 500). La conclusione dell’indagine ha portato al sequestro di 370 kg di hashish, 11 di cocaina e l’arresto di 31 trafficanti (compresi 5 latitanti internazionali), oltre al sequestro di 112 mila euro e diversi mezzi.

Il gruppo genovese aveva in Federico Emanuele Carlevaro, Maurizio Firpo, Furio Rollero, Wlater Patrone i suoi componenti (in effetti non tutti genovesi). Durante le prime operazioni, i quattro si diedero alla latitanza in Spagna, che è stata in questi anni una base d’appoggio per proseguire nell’attività criminosa.

In questi anni è stato proprio Safet Altic, arrestato ieri, uno dei loro principali interlocutori. Altic infatti aveva base a Genova. Oltre a Altic il gruppo genovese si è affidato per anni a Gian Beniamino Soddu, proprio per lo spaccio in città.

Per riuscire ad arrivare ai quattro è stato necessario un mandato di arresto europeo e soprattutto il monitoraggio dei movimenti di Salvatore Occhioni, uno degli ultimi arrestati, che si muoveva tra Spagna e Italia. L’ultimo degli arrestati non faceva altro che il transfrontaliero: insomma passava costantemente i confini di Italia, Francia e Spagna proprio per mantenere i contatti con i latitanti e aiutare l’organizzazione a smerciare la droga nel genovese, che – come visto – era destinata alla parte “vip” e benestante della città.

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