Genova. Amici, parenti, gente comune ad affollare la chiesa di San Benedetto a Genova per dare l’ultimo saluto a Pepi Morgia. Commozione, volti scuri, sguardi increduli.
“Con lui è nata l’anno scorso questa idea che è diventata realtà del mio prossimo disco. Io sapevo che aveva avuto dei problemi, legati a questa malattia che poi si è rivelata letale, però fino a un mese fa non faceva trapelare niente”. Lo dice il cantautore genovese Francesco Baccini, che aggiunge: “Per me è stata una doccia fredda. E’ incredibile perché l’ora in mezza che sono stato con lui, siamo stati un’ora e mezza parlare di lavoro”.
Parlare del lavoro che avevano pensato e condotto assieme. Ma Pepi Morgia conservava ancora moltissimi progetti e molte ambizioni: “Fino all’ultimo secondo era propositivo, pensava già al suo ritorno a casa, si immaginava il ritorno a Sanremo, e io ero lì che dovevo fare finta di niente, perché invece sapevo cosa gli sarebbe successo”.
In questo ricordo commosso di Baccini, una promessa: “Come ho detto ieri, la prima luce che si accende sul palcoscenico lui sarà con noi, gli dedicherò il disco e non solo il prossimo concerto, è stata la prima persona che mi ha detto di andare avanti. Il mio è un progetto nato da entrambi. Lui ha la paternità di questa cosa”.
Oltre a Baccini, presenti alla funzione anche Alberto Fortis, Irene Fargo, Vittorio De Scalzi dei New Trolls, Sabino Cesareo e molti degli amici e artisti genovesi che hanno collaborato con il regista. Tra le corone di fiori che sono state collocate in chiesa ci sono quelle di Claudio Baglioni e Renato Zero, che hanno scelto fiori bianchi in omaggio al colore più amato da Pepi Morgia
Anche Don Gallo, prima di cominciare la funzione, ha voluto lasciare al microfono il suo ricordo: “Pepi era un laico, era negli scout, ma laici e se c’è una persona che aveva scoperto l’amore quello era proprio lui – ha dichiarato Don Andrea Gallo prima della celebrazione – ha diretto grandi spettacoli, ma nessuno sapeva che era lui a dirigere i fili perché lo faceva per puro amore, verso l’arte e verso gli altri. Non aveva bisogno di frastuoni, pubblicità, autoreferenzialità. Questo l’ha portato ad arrivare lucidissimo alla morte umana e io oggi leggerà un passo in cui si dice che la vita non è tolta, è mutata”.
“Ho visto Papi la settimana scorsa e mi aveva chiesto di sposarlo con la sua Patrizia – continua Don Gallo – Un matrimonio dove l’amore sarebbe stato al centro e non aveva vincoli anagrafici e di nessun tipo. Ora so che lui è in cielo e quando vedrò il cielo colorato (lui era un po’ il musicista dei colori), penserò che il Padre Eterno lo ha assunto come regista”.