Genova. A tre mesi dal referendum, in occasione della giornata conclusiva del Festival dell’Acqua, si analizzano le conseguenze. Mauro D’Ascenzi, vice presidente di Federutility ha dichiarato: “Il referendum c’è già stato. Basta con gli schieramenti. Ci sono vinti e vincitori e adesso si tratta di trovare un metodo per costruire una politica idrica in Italia. Il modo migliore è partire dai dati di fatto: i comuni possono scegliere se far gestire a soggetti pubblici, misti o privati, come accade in tutta Europa. Per le tariffe, toccate dal referendum sulla remunerazione del capitale, c’è un’indicazione sul 7% che vale per tutti i gestori, siano essi Enti o Spa”.
Il vice presidente della federazione che associa quasi tutti i gestori del servizio idrico integrato in Italia, ha ricordato i dati presentati da Utilitatis in questi giorni del Festival, come anticipazione del Blue Book: “in Italia – ricorda D’Ascenzi – ci sono da spendere in investimenti 66,2 miliardi di euro, soltanto al 10,5% dei quali è assicurata una copertura pubblica. In questi giorni di convegni e seminari tutti gli istituti finanziari, le banche e anche la Cassa Depositi e Prestiti, si sono detti disponibili ad investire, ma si chiedono come sia possibile farlo se non si capisce quali leggi seguire da ora in poi e come calcolare il ritorno degli investimenti.
Se ci fosse un quadro certo e se all’autorità di regolazione del servizio idrico fossero garantiti autonomia, indipendenza e poteri, le nostre aziende – ha concluso D’Ascenzi – sarebbero in grado di avviare gli investimenti, producendo sviluppo ed occupazione sul territorio, senza pesare in alcun modo sul bilancio dello stato.